Favini: «Senza educazione e fair play
un giocatore non si può completare»

Con franchezza Arrigo Sacchi ha confidato che il maestro Mino Favini, responsabile del settore giovanile atalantino, farebbe gola a chiunque. I tifosi atalantini stiano subito tranquilli: quella di Sacchi a Bergamo è stata solo una visita di lavoro, che il mister di Fusignano ha considerato come un premio per la società nerazzurra.

L'ex tecnico milanista ha ritrovato Mino Favini, maestro di calcio e talent scout, ma anche caro amico di lunga data. «Con Arrigo ci conosciamo da tanti anni, quando allenava anche lui le squadre Primavera di Cesena e Fiorentina - esordisce Mino Favini -. Abbiamo rivissuto di quei tempi andati, prima di parlare di presente e del progetto di ricostruzione del calcio giovanile in Italia».

«Mi fa piacere che il mister abbia scelto Bergamo come prima tappa. Abbiamo ascoltato per due ore la sua lezione, tutti gli allenatori hanno potuto migliorare il loro bagaglio di esperienza. Se si sa ascoltare e non si vive di certezze, i dubbi possono tramutarsi in qualcosa d'importate e ci permettono di migliorare».

La caratura calcistica del giovane allievo non può svilupparsi senza una contemporanea e preminente crescita della persona, come confermato da entrambi i tecnici. «Arrigo ha parlato molto di formazione, che comprende non solo l'aspetto calcistico, ma anche quello personale: conta di più la persona del calciatore. Il completamento calcistico e quello personale, fatto di educazione e fair play, sono alla base della crescita e della maturazione di ogni ragazzo: questo vale per mister Sacchi, ma anche per me».

La personalità corretta di un ragazzo si misura dal suo comportamento e dal suo rispetto verso tutto e tutti, caratteristica che nei ragazzi di oggi manca per svariati motivi. «La mancanza di rispetto non è una cosa positiva - conclude Mino Favini -. Nello scorso weekend mi sono arrabbiato con alcuni nostri ragazzi che si sono lamentati con l'arbitro: che motivo c'è?».

«Oggi però bisogna capire una cosa: è più difficile gestire i ragazzi rispetto a qualche anno fa. Pensate a quello che gira intorno al mondo del calcio e a cosa è entrato nel mondo giovanile. Ci sono bambini di 12-13 anni che sono tormentati da persone che illudono loro e i genitori, che credono di avere in casa un fenomeno. Bisogna capire che questa difficoltà dobbiamo ripartircela tra tutti noi addetti ai lavori: il calcio, la scuola, la famiglia e anche la chiesa. Gli oratori infatti non sono più come una volta e i bambini sono costretti a giocare per strada, dove non si sa chi puoi incontrare».

È ora di tornare sul campo e vedere i ragazzi dal vivo. «Dai Mino che prendiamo gol!», esclama mister Sacchi all'amico Favini, prima di mettersi in tribuna a guardare i ragazzi della primavera, le future speranze atalantine. Simone Masper

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