Daniele Ratto, il «predestinato»
ora approda al professionismo

Portarsi dietro per anni l’etichetta di predestinato può essere un peso difficile da sopportare. Quando però ci si tappa le orecchie e si lavora con costanza, senza l‘aiuto di nessun preparatore, fidandosi delle proprie sensazioni, allora ogni obiettivo diventa raggiungibile.

Questa la sintesi della carriera di Daniele Ratto, ciclista ventenne di Colzate, che dopo soli due anni tra i dilettanti è approdato nel mondo dei professionisti. Indovinate un po’ chi ci sarà al suo fianco? Ovviamente, il fratello Enrico Peruffo, classe 85, persona chiave della sua carriera.

«Ho esordito all’età di 5 anni, quando ancora abitavamo in Piemonte - esordisce Daniele Ratto -. Vedevo mio fratello e ho deciso di seguirlo: con la bicicletta è stato un amore a prima vista. Ho iniziato a seguire le corse dei professionisti e su tutti adoravo le volate di Mario Cipollini».

Il piccolo Daniele, a differenza del suo illustre idolo, ha iniziato a vincere su tutti i terreni, prima con la maglia della San Marco Vertova dei fratelli Merelli e poi, sempre sulle orme del fratello, con quella della Dielle Verdellese. Tra le tante vittorie, il ciclista neoprofessionista ricorda con piacere il campionato bergamasco e lombardo da esordiente, il Gp L’Eco di Bergamo del 2004 da allievo, il Giro della Lunigiana e il secondo posto al campionato del mondo in Messico da juniores.

Da dilettante il predestinato Ratto ha mantenuto le promesse. «Ho fatto fatica ad ambientarmi alla nuova categoria, in primis per il ritmo: andavano davvero forte. Nel 2008, durante il primo anno, in maglia Bergamasca ho anche contratto la mononucleosi, riscattandomi solo nel finale di stagione. Con la Palazzago nel 2009 ho raccolto 4 vittorie, grazie al lavoro dei compagni che mi hanno supportato anche quando non ero al 100%».

Daniele freme per l’esordio nel mondo dei professionisti, che avverrà domenica 31 gennaio con il Grand Prix Cycliste la Marseillaise, in Francia. «Dopo aver valutato tutte le offerte, insieme ad Enrico e supportati dall’aiuto dell’amico Orlando Rovaris, accompagnatore ai tempi della categoria Juniores, abbiamo scelto la Carmiooro. Ora mi aspetta un mondo nuovo e anche una nuova vita. Avrò l’appoggio di mio fratello e questo sarà fondamentale».

Da una campana all’altra. Dopo aver sentito il pensiero di Enrico ora tocca a Daniele parlare del rapporto con il proprio compagno di viaggio. «Un fratello - confida con convinzione il ciclista ventenne - è sempre una spalla su cui contare. Sono fortunato ad averlo come compagno di lavoro: sappiamo a vicenda le nostre difficoltà così da poterci aiutare facilmente».

A differenza di Enrico, Daniele ironizza su alcuni momenti concitati del loro lavoro. «Enrico - domanda sorridendo il neopro ventenne - chiede di me quando in corsa capita una caduta? Ci credo, ma è capitato che proprio lui sia atterrato su di me in seguito a un banale capitombolo. A Treviso, per esempio, è successo due volte nella stessa corsa».

Un pregio e un difetto di Enrico? «Ha una forza fisica devastante, ma per il momento credo che ne abbia sfruttata solo il 60%. È troppo buono - conclude Daniele Ratto -, credo che questo sia il suo difetto: si fida troppo delle persone». La storia di due fratelli, così affiatati e così diversi: il furbo Daniele e il buon Enrico.
 Simone Masper

© RIPRODUZIONE RISERVATA