La casalinga e il meccanico di ferro
Insieme all'Iron man di Barcellona

Il trionfo della normalità è una moglie che mano nella mano ti accompagna verso il traguardo, o un marito che «ruba» il microfono allo speaker le congratulazioni del caso. Claudio Farina e Nicoletta Bosio sono reduci dall'Iron Man di Barcellona.

Il trionfo della normalità è una moglie che mano nella mano ti accompagna verso il traguardo, o un marito che «ruba» il microfono allo speaker per porgere di persona le congratulazioni del caso. Eccole le immagini dell'arrivo di Claudio Farina e Nicoletta Bosio, i due triathleti bergamaschi finisher dell'Iron Man di Barcellona.

Più che il «come» a volte la notizia è il «cosa»: i due (alla prima esperienza sulla distanza nonostante non siano di primo pelo), sono riusciti a portare a termine una fatica lunga 3,8 chilometri a nuoto, 180 in bicicletta e 42 chilometri e 195 metri di corsa.

«Gente di ferro? Felici di esserlo diventati, ma non ci sentiamo speciali - raccontano dopo aver smaltito l'enorme sforzo fisico -. Per portare a termine una gara così servono solo sana e robusta costituzione fisica, buon allenamento e forza mentale».

Sarà. Intanto, in casa Triathlon Bergamo (la società per cui sono tesserati, e che in Spagna ha schierato anche il meneghino Francesco Pedruzzi) sono diventati entrambi dei piccoli grandi eroi. Claudio, 52 anni, professione operaio in un'officina meccanica, uno che aveva iniziato con lo sport una mezza dozzina di anni fa giusto per evitare di mettere su chili: «E ora mi viene da ridere a pensare alla prima gara sulla distanza sprint all'Italcementi - ricorda lui, residente a Bergamo -. Dopo due vasche a nuoto volevo ritirarmi, e proseguii giusto sotto minaccia del mio istruttore».

Nicoletta, 48 primavere, l'inossidabile casalinga con lo sport nel dna (prima tennis e sci), si è trovata folgorata sulla via di Barcellona più dalle incombenze della vita di tutti i giorni che da richiami Olimpici: «La manifestazione era appena dopo l'estate, l'unico periodo buono per allenarsi - dice lei, di Scanzorosciate, mamma di due figli -. È un'esperienza che consiglio a tutti perché rappresenta una bellissima metafora della vita: le difficoltà ci sono, ma trovando le forza dentro sé stessi si possono superare».

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