Atalanta, sconfitta che brucia
ma la classifica ci sorride ancora

Brucia doppiamente questa sconfitta casalinga. Primo perché non c'è stato l'atteso riscatto dopo il ko di Firenze, poi perché a metterci in ginocchio è stato l'ex fanalino di coda Genoa giunto a Bergamo con sul gruppone addirittura sei ko di fila.

Brucia doppiamente questa sconfitta casalinga. Primo perché non c'è stato l'atteso riscatto dopo il Ko di Firenze, poi, perché a metterci in ginocchio è stato l'ex fanalino di coda Genoa giunto a Bergamo con sul gruppone addirittura sei battute a vuoto consecutive.

Anche se ai «punti» i nerazzurri avrebbero meritato il pareggio occorre onestamente ammettere che l'undici ligure non ha rubato alcunché. Non è, infatti, colpa degli avversari di turno se gli atalantini, pur surclassandoli per possesso di palla, sono risultati inefficaci in zona gol, complice un signor Frey.

Inoltre, non si possono attribuire responsabilità ai rossobù se gli atalantini nei 45' iniziali hanno lasciato a desiderare sotto ogni aspetto. Quando, al rientro dagli spogliatoi, si è vista una squadra rigenerata ha prevalso la tattica catenacciara anni '60 del Genoa per impedire la rimonta.

L'esito finale del match ha, pertanto, premiato l'ex Gigi Del Neri e bocciato Stefano Colantuono proprio il tecnico che gli aveva passato il testimone, da noi, un lustro fa sulla panchina. Parecchie le insufficienze in casa atalantina, anche se non pesanti, da assegnare a livello individuale.

Cominciano dalle prestazioni positive di Raimondi (se non avesse fallito una appetitosa occasione da gol, nella ripresa, gli avremmo dato tranquillamente un otto), del ritrovato Stendardo (incolore la scorsa settimana allo stadio Artemio Franchi) e di Bonaventura. Per il resto meglio sorvolare. Unico senza voto Consigli assolvendolo in pieno per la rete incassata.

Spostandoci all'immediato futuro, soprattutto dopo le due battute d'arresto consecutive, diventa importante la trasferta di domenica a Bologna. Tornare imbattuti dall'Emilia rappresenterebbe la classica svolta per riprendere a testa alta quel percorso che, classifica alla mano, sembra ancora sorriderci.

Arturo Zambaldo


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