Flop europeo: Milani squalificata
Juarez spintonato a Goteborg

Batterie fuori tempo, dopo i rulli di tamburi c'è subito il silenzio. Marta squalificata, Isabelt spintonato, giusto il tempo di iniziare e l'avventura bergamasca agli Europei indoor è già finita. Tre indizi fanno una domanda: che succede a Marta Milani?

Batterie fuori tempo, dopo i rulli di tamburi c'è subito il silenzio. Marta squalificata, Isabelt spintonato, giusto il tempo di iniziare e l'avventura bergamasca agli Europei indoor è già finita. Tre indizi fanno una domanda: che succede a Marta Milani?

Dopo un 2012 caratterizzato dall'esclusione olimpica, e un inizio 2013 sottotono, venerdì 1° marzo a Goteborg è andata nuovamente in pista l'ombra dell'atleta che due stagioni fa faceva esclamare all'ex presidente della Fidal, Franco Arese: «Voglio una Nazionale di Marta Milani!».

Allora (sui 400) Marta «daga dét» piaceva per la capacità tutta bergamasca di buttare il cuore oltre all'ostacolo. Quella mancata ieri, in un 800 metri passato a gattonare fra le tigri: la squalifica giunta a fine gara (invasione di corsia) cancella il riscontro cronometrico (2'05”06, all'aperto vanta un 2'01”35), non le impressioni destate da una prova dai due volti.

Da salvare restano un inizio intraprendente (seconda piazza ai 200 metri) e una chiusura d'orgoglio (rush finale), ma in mezzo per agguantare una semifinale non impossibile (passavano 12 su 16) sarebbero serviti più consapevolezza, mordente e strategia. Morale: se è vero che l'obiettivo stagionale sono i Mondiali di Mosca, urge tornare a pensare positivo. A 26 anni (il 9 marzo) il bello può ancora venire.

Sfortunato invece Isabelt Juarez, che all'esordio individuale nei 400 non è riuscito a centrare la semifinale. Partito con buon piglio dalla terza corsia, secondo al termine della seconda tornata, prima del «curvone» del penultimo giro il 25enne italo cubano di Rivolta d'Adda è stato spintonato dal francese Jordieri: squalifica immediata per quest'ultimo, ritiro forzato per «Isa», che sul proprio profilo Facebook, poco dopo, ha scritto «Peccato».

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