Cola: «Il mercato è ancora aperto
In 10 giorni cambieranno molte cose»

di Pietro Serina
Dove arriverà l'Atalanta nel prossimo campionato? Colantuono alza una cortina di fumo: «Non chiedetemi una posizione di classifica, io faccio l'allenatore non il mago. Noi puntiamo alla salvezza, ai 40 punti. Poi cambieremo la prospettiva».

di Pietro Serina
A Bergamo è nato suo figlio, ha preso casa, ha fatto due pellegrinaggi. E gli hanno consegnato, in amicizia, le chiavi di Caravaggio. Dato che tra due partite arriva a 200 gare da allenatore dell'Atalanta e alla prossima vittoria raggiunge Mondonico in testa per numero di vittorie (83, ma per ora ha giocato 48 partite di meno), verrebbe da promettergli, in caso di salvezza, la cittadinanza onoraria. «Se scherzate va bene - comincia Colantuono -, se succedesse sarebbe un onore. Perché io mi sento bergamasco: questo è il mio sesto campionato con l'Atalanta. Temo diventi il più difficile, spero sia il più affascinante. La salvezza è l'obiettivo, se ci arriviamo un impegno lo prendo da solo: imparo il dialetto. Sì, è la volta giusta: se restiamo in A per la stagione successiva mi cimento con il bergamasco».

Mondonico nel mirino - Già, la stagione successiva. Perché il tecnico nerazzurro ha altri due anni di contratto dopo questo (fino al 2016), i numeri di Mondonico come obiettivo, la convinzione che - se i Percassi non lo manderanno via - lui potrebbe lasciare Bergamo solo per una grandissima squadra. «All'Atalanta si lavora bene - continua il mister -, la società è seria, il mio rapporto con la realtà bergamasca solido. Non vedo tante possibilità di migliorare, se non la chiamata di una grandissima squadra. Ma non è il mio caso, quindi il tema non si pone. Al contrario mi auguro che i risultati mi permettano di consolidare il rapporto con i Percassi. Anche perché ci terrei davvero a raggiungere Mondonico per presenze, oltre che per vittorie. Mi mancano 48 partite? Un anno e mezzo... Beh, io ci provo. Voglio diventare bergamasco...».

Juve, otto grandi, poi il gruppo - Bergamasco ad honorem, insomma. Parlando il dialetto. A patto di restare in A. Ma dove arriverà l'Atalanta nel prossimo campionato? Colantuono alza una cortina di fumo: «Non chiedetemi una posizione di classifica, io faccio l'allenatore non il mago. Noi puntiamo alla salvezza, ai 40 punti. Quando ci saremo arrivati, cambieremo la prospettiva. Se ci arriveremo a maggio comunque festeggeremo la salvezza, se li raggiungeremo a febbraio allora ci guarderemo intorno e faremo due conti. Ma fino ad allora, nessun altro obiettivo». Poi il tecnico di Anzio definisce i gruppi: «Vedo la Juve sopra tutti, senza rivali. S'è confermata nella Supercoppa, i bianconeri hanno uno strapotere mentale, fisico, di corsa e di qualità. Vinceranno di nuovo. Dietro le altre grandi, la Fiorentina che ha lavorato bene, il Napoli che ha preso Higuain ma ha perso Cavani, le due milanesi, le due romane. Ci aggiungo Udinese e Parma. Quante sono? Nove? Le altre 11 le metto nella corsa salvezza. E come sempre ci saranno una-due sorprese».

Prima salviamoci. Poi vediamo - Dove sta l'Atalanta però Colantuono non lo dice: «Impossibile giudicare adesso le squadre, con il mercato aperto. In 10 giorni cambieranno molte cose. Le neopromosse? Vedremo gli organici del due settembre. Noi siamo nel gruppo, il vantaggio è partire da zero. Sarà decisivo partire bene. Tre punti tra Cagliari e Torino? Mah, facciamo quattro... Quattro punti li firmo, tre no. Ma guai se vedo uno che pensa a una stagione facile». Anche perché questo per l'Atalanta è anche il terzo campionato consecutivo di A, il quarto con lo stesso allenatore, sempre partito dalla B. E la storia degli ultimi 30 anni dice che a questo punto si retrocede: Sonetti, Mondonico, Vavassori. Di più: negli ultimi 45 anni più di tre stagioni di fila in A l'Atalanta le ha giocate solo due volte (1988-94: 6 anni; 2006-10: 4 anni). «Bene, proveremo a smontare anche queste statistiche - continua Colantuono -. Veniamo da tre anni entusiasmanti, i primi due vissuti con l'acceleratore a tavoletta. Altrimenti non stravinci la B tra mille pressioni e non fai 52 punti in A partendo da -6. Poi un'altra salvezza mai in dubbio pur partendo da -2 e con risultati altalenanti. Ma quest'anno si riparte, abbiamo tante nuove motivazioni».

Il 4-3-3? Conta l'equilibrio - Per esempio il 4-3-3. Colantuono alza le spalle: «Non mi faccio ingannare dai numeri, anche se è vero che quando proponi un modulo nuovo chiedi grande attenzione. E finora nessuno s'è tirato indietro. Questo fa onore al gruppo. Ma nel calcio italiano più che i numeri conta avere equilibrio. Devi difendere con almeno 8 giocatori dietro la linea della palla e attaccare portandone 4-5 in zona pericolosa. È questo che conta». Eppure a Bergamo c'è un grande interesse per questa nuova scelta tattica, e nell'aria c'è ottimismo per le notizie che arrivano dall'interno: da anni non c'era un gruppo tanto positivo. «Non dite queste cose... - esclama il mister con gesti vistosamente scaramantici -, siamo solo in agosto... Riguardo al modulo io credo che il compito di un allenatore sia quello di valorizzare al meglio i giocatori in organico. E per questo gruppo mi pare ideale il 4-3-3. Tutto qui».

Più punti in casa, più continuità - Tra le altre motivazioni di certo c'è anche l'obbligo di fare più punti in casa. Nell'ultima stagione solo un successo nel ritorno (10 partite) e più sconfitte (7) che vittorie (6): «Questo è un grande tema - continua l'allenatore nerazzurro -, e mi sta a cuore. Bergamo dev'essere un fortino, quando ho cominciato qui in casa perdemmo solo l'ultima partita. Servirà la cattiveria giusta, anche per il nostro pubblico. Qui le avversarie devono perdere». Colantuono riprende il fiato e va oltre. «E non è tutto: io voglio che la squadra assicuri più continuità nei risultati. Spesso all'autostima servono più tre pareggi che una vittoria e due sconfitte. Perché così lavori meglio. Nel campionato scorso abbiamo fatto solo una serie di 5 partite utili e una di 3. Troppo poco, bisogna dare continuità». E bisogna subire meno gol. Perché la quarta difesa della A 2011/12 è diventata la quartultima del 2012/13. «Lo so bene - annuisce il tecnico - e ci stiamo lavorando. Serve più attenzione in partita, soprattutto sul gioco da fermo. Sto martellando la squadra, perché anche in questo precampionato abbiamo subìto un solo gol da azione e tutti gli altri da palle inattive. Così non va bene».

I nuovi, Denis, Livaja, Jack - Nella stagione scorsa l'accusa era di non reggere sul piano mentale. Per questo si dice che siano arrivati Migliaccio e Yepes. Al gruppo serviva cattiveria agonistica. «Ma no - replica il mister -, Migliaccio lo cerchiamo da anni perché ne conosciamo i valori calcistici e morali. Yepes è stata un'opportunità, ha carisma, è un esempio. Passa la partita a chiamare Livaja? Lo scopro adesso, non me ne sono mai accorto. Ma lui lo può fare, vede il gioco da dietro e sa aiutare i compagni. Se Marko lo ascolta, ne beneficiamo tutti...». Già, Livaja. Visto come ha cominciato, la grande speranza per questo avvio di stagione. Si trova a meraviglia nel 4-3-3, è diventato titolare, segna regolarmente. «Marko ha qualità che neppure lui al momento conosce, noi cerchiamo di aiutarlo perché lui aiuti noi. Ha vent'anni, è esplosivo, partendo da lì può fare sfracelli. Ha il difetto dei giovani, ogni tanto "esce" dalla partita. Ma crescerà». Il timore è che la sua crescita in qualche modo possa «disturbare» Denis, e che Bonaventura spostato a destra sia penalizzato. «Non credo proprio - si accende Colantuono -: Denis e Livaja saranno utili uno all'altro, German è il nostro bomber e lui segnerà i 15 gol che fanno la differenza. E Jack è un giocatore offensivo che può stare ovunque, lui esprime le sue qualità con giocate da big».

Cigarini e la Nazionale - Poi il centrocampo, dove per molti manca un rinforzo, e dove il domandone riguarda Cigarini e l'ombra di Baselli alle sue spalle. Il ragazzo sarà il pungolo del regista? «Io sono contento di avere entrambi - dice l'allenatore romano - Baselli è di grande prospettiva, Cigarini un giocatore fondamentale. E io spero che per lui ci sia una motivazione in più: la Nazionale e i Mondiali. Prandelli ha detto che guarderà tutti, e Ciga è l'unico vero vice-Pirlo perché Verratti è bravo ma ha caratteristiche diverse. Se si comporta di conseguenza, meglio per tutti». Infine l'evidente mancanza di un rincalzo a centrocampo. Ma Colantuono è di gomma: «Prima di cominciare l'intervista abbiamo fatto un patto: nessuna domanda di mercato. Quindi nessuna risposta. Perché quello che ho da dire d'abitudine lo dico regolarmente ai Percassi e allo staff, non certo ai giornali. Sono troppo aziendalista? Ma no, sono solo corretto».

Pietro Serina

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