Atalanta, per il presidente Percassi
cinque stagioni di obiettivi centrati

Per Antonio Percassi è appena iniziata la sesta stagione da patron dell’Atalanta. Bilancio, il suo, inconfutabilmente in positivo o se si preferisce in piena linea con gli obiettivi di sempre.

Riassumiamolo: subito promozione in serie A e permanenza nei successivi anni. Valori aggiunti: il salto nella massima divisione da primi in classifica e salvezza raggiunta ad ampio respiro nei tre tornei dopo. Sin qui i risultati conseguiti sul manto erboso. Riconosciamogli, poi, un tangibile riassetto societario e tecnico e una propositiva ristrutturazione del vetusto impianto di viale Giulio Cesare a cui dovrebbe seguire uno storico completamento. Senza contare i conti puntualmente a posto a garanzia di un prossimo futuro all’insegna della tranquillità finanziaria e quant’altro. Tutti meriti, riteniamo, da riconoscergli.

A dire il vero non mancano, comunque, coloro che alla sua quinquennale gestione storcono, di tanto in tanto, il naso. Sono una minoranza. Per carità, siamo di fronte a opinioni e come tali vanno rispettate a oltranza. Nessuna sorpresa in tal senso se ricordiamo che ai presidenti che lo hanno preceduto, dai Bortolotti ai Ruggeri (per entrambi padri e figli) non sono mancate critiche e addirittura ripetute contestazioni sonore all’interno dello stadio e fuori.

Rispetto alle due famiglie con alle spalle lustri eclatanti di storia atalantina, Percassi vanta un paio di differenze: quello di essere stato giocatore professionista e di esigere all’interno del club una comunicazione sempre più qualitativa. Dell’ex calciatore gli è rimasta la spiccata competenza; quella del voler comunicare a qualsiasi livello equivale a una peculiarità dalla quale pare proprio vietato sottrarsi coi tempi che corrono.

Arturo Zambaldo

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