I tre anni in nerazzurro di Marino
Tra conti a posto e colpi di mercato

Parità di bilancio e risultati da squadra di fascia media e non più di salvezza sono lì da vedere. Certo, ci sono stati errori come Contini, Parra o Troisi, ma ampiamente bilanciati da colpi come Denis, Cigarini e Baselli. E il rapporto durerà (almeno) fino al 2017.

Due gli obiettivi (e che obiettivi!) centrati da Pierpaolo Marino nei tre anni al vertice della stanza dei bottoni dell’Atalanta. Parità di bilancio e risultati agonistici (grazie, in questo caso, alla palpabile guida tecnica di Stefano Colantuono) da squadra di fascia media e non più di salvezza sono lì da vedere. Coniugare, infatti, le casse societarie con apprezzabili collocazioni in classifica è davvero da pochi.

E non sembra proprio finita visto che con il contratto in scadenza nel 2017 (non a caso coincide con quella del mister) attendersi ulteriori traguardi è da sogni realizzabili. A volere fortemente Marino in nerazzurro è stato Antonio Percassi conscio che per portare avanti progetti ambiziosi doveva assegnare l’importante poltrona ad un dirigente all’altezza del ruolo.

Rispetto a parecchi suoi colleghi, anche tra quelli susseguitisi a Bergamo, Marino ha così confermato, gia in tempi ristretti, di saper far di conto e di agire sul mercato da autentico maestro. Senza contare carisma e savoir faire nei rapporti esterni costruiti alla base nelle precedenti esperienze in club blasonati (Roma, Napoli). In altre parole un manager con la «M» maiuscola in grado di dettar legge in variegate funzioni. Per obiettività intellettuale va ricordato qualche errore di valutazione nell’ambito delle precedenti campagne acquisti. Parra, Troisi, Contini e qualcun altro non hanno certo contribuito a lievitargli i voti in pagella. Ma chi non sbaglia operando per di più copiosamente?

Per altrettanta onestà di giudizio limitiamoci a porre sul piatto opposto della bilancia Denis, Cigarini e Baselli, terzetto (e scusate se è poco) ingaggiato con colpacci da autentico stratega. Insomma Marino, oltre a stare dietro ad una scrivania con compiti di larga portata, mastica e digerisce calcio da decenni con invidiabile disinvoltura. E c’è da esser sicuri che pure nelle trattative freneticamente in corso confezionerà, alla fine, un organico da traguardi appetitosamente graduali. Il tutto avallato, meglio oculatamente concordato, dal presidente sulle cui competenze in materia nessuno dubita un istante.

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