Parma, la Procura chiede il fallimento
Per il momento i soldi non sono arrivati

La Procura ha chiesto il fallimento del Parma Fc per inadempienze fiscali. A firmare la richiesta i pm Paola Dal Monte, Giuseppe Amara e Umberto Ausiello. L'udienza sarebbe stata fissata per giovedì 19 marzo.

È il colpo di scena al termine di una giornata vissuta nell'attesa del bonifico promesso a giocatori e dipendenti dal nuovo patron, il bergamasco Giampietro Manenti, senza che di euro se ne vedesse nemmeno l'ombra. Pugno duro dell'ufficio inquirente che chiude col botto una giornata che sembrava passare con le rassicurazioni del presidente, senza che dalle parole si passasse ai fatti: l'arrivo di bonifici per 30 milioni di euro da un istituto di credito estero secondo indiscrezioni societarie sarebbe slittato ancora una volta.

Dal punto di vista della nuova società la conferma che tutto sarebbe regolare il presidente del Parma Fc l'ha data al telefono a dipendenti e giornalisti. Ieri Manenti era infatti in Slovenia, esattamente a Nova Gorica, dove ha sede la sua società, la Mapi Group. «Confermo che il pagamento è stato eseguito - ha ripetuto il numero uno crociato - ma vado in Slovenia per snellire le pratiche. La fase uno è chiusa (pagamenti giocatori e dipendenti), ora ci concentriamo sulla fase due che è quella di regolare la situazione con i fornitori».

Le rassicurazioni hanno retto, in giornata, almeno per i giocatori che hanno deciso di concedergli altro tempo. Dopo l'allenamento del pomeriggio, in un incontro con il presidente dell'Associazione italiana calciatori Damiano Tommasi e il direttore Gianni Grazioli, è stato deciso di non procedere con la messa in mora della società. «Aspettiamo ancora. Abbiamo deciso di dare un'ulteriore proroga», ha confermato il capitano della squadra Alessandro Lucarelli, che prima ha fissato per oggi - mercoledì 18 febbraio - la scadenza, poi ha precisato che comunque, visti i tempi tecnici della burocrazia bancaria, la pazienza dei giocatori si estenderà fino a fine settimana.

Altre ore di ossigeno all'attuale dirigenza, nonostante ieri mattina ai cancelli del centro sportivo di Collecchio si fosse presentato addirittura l'ufficiale giudiziario. Sigilli e sequestro per tre furgoni ed un'autovettura, un'operazione però legata a un debito regresso di circa centomila euro che la società avrebbe accumulato nei confronti di Equitalia. Nei giorni scorsi i tecnici del tribunale avevano visitato anche la palestra del centro sportivo catalogando attrezzature e macchinari, anche queste pignorate sebbene restino a disposizione della prima squadra. «È una vecchia storia che abbiamo ritenuto di non bloccare perché si devono fare delle scelte - ha commentato Manenti -. Non ci siamo messi a rincorrere Equitalia e poi, chissà, quei pulmini li ricompreremo nuovi venerdì».

Ma ora c'è questa pesante richiesta venuta dai pubblici ministeri, che si aggiunge a un'altra sfida che nei prossimi giorni Manenti dovrà affrontare con il socio di minoranza Energy T.I. Group. La società che detiene il 10 per cento del Parma Fc ha chiesto infatti il commissariamento del club per gravi irregolarità nella nomina e nella composizione del consiglio d'amministrazione, sia nell'era Taci che in quella attuale.

«Hanno più volte convocato cda con dimissioni e nomine di nuovi rappresentanti senza tenere conto di noi - ha sottolineato Roberto Giuli, presidente T.I. Group -, non hanno mai considerato poi di una richiesta di un consiglio in via urgente e inderogabile per valutare la situazione regolare contabile e lo stato dei pagamenti dei tesserati. Richieste senza nessun riscontro».

© RIPRODUZIONE RISERVATA