«1.000 panchine, ma non sono finito»
Reja: Contratti? Penso al progetto

«Ho fatto le 1.000 panchine, aspetto le 2.000. Ormai si può vivere fino a 110 120 anni, io non sono finito e i ragazzi mi hanno fatto questo grande regalo. Io ho sempre vinto tre partite fuori casa, anche nei momenti più difficili; quest’anno eravamo fermi a due, a Marassi è arrivata la terza nel giorno delle mie 1000 partite. È una grande soddisfazione».

Così Edy Reja, commenta la vittoria di Genova che chiude un campionato in cui l’Atalanta «poteva fare ancora di più. Abbiamo fatto 24 punti all’andata, 21 al ritorno. Borriello? Abbiamo dato serenità e convinzione a questi ragazzi, ha avuto la maturazione giusta, ci vuole tempo in quel ruolo lì, lui è limpido anche nella lettura del gioco, ha raggiunto delle sicurezze importanti e fisicamente è uno molto bravo».

Guardando al futuro, Reja ne saprà di più mercoledì: «La panchina 1001 sarà nerazzurra? Non lo so, ne parleremo mercoledì mattina, per continuare bisogna essere in due - afferma -. Non ci sono questioni economiche, potrei firmare anche in bianco: non ho bisogno di contratti ma di progetti, ognuno metterà sul tavolo le proprie idee. Se si continua bene, altrimenti amici come prima. Ci sono grandi rapporti con la famiglia Percassi, siamo in ottimi rapporti, anche se dovrebbe avere una mentalità più offensiva, cercare qualche ambizione in più. La politica resta quella, capisco che vanno lanciati i giovani: l’anno scorso Zappacosta e Baselli, quest’anno Grassi e Conti. Però è normale, l’Atalanta per sopravvivere in Serie A deve avere questo tipo di progetto. Io vorrei ancora continuare, ma nel mio lavoro bisogna vivere alla giornata».

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