Savoldelli insiste in procura:
«Con il doping io non c’entro»

Due ore di chiarimenti, tanto si è prolungata giovedì 20 febbraio a Roma l’audizione di Paolo Savoldelli con il capo della procura antidoping del Coni Tammaro Maielllo e del suo vice Mario Vigna. Savoldelli ha confermato la sua estraneità al problema doping.

Due ore di chiarimenti, tanto si è prolungata giovedì 20 febbraio a Roma l’audizione di Paolo Savoldelli con il capo della procura antidoping del Coni Tammaro Maiello e del suo vice Mario Vigna.

A domande incalzanti sulle accuse di doping inserite nel dossier dell’Usada, ovvero l’agenzia antidoping americana, il «Falco» di Rovetta ha risposto a tono ribadendo per l’ennesima volta la propria estraneità a quanto gli è contestato.

Savoldelli ha raggiunto la procura del Coni con l’avvocato Pierfilippo Capello, figlio di Fabio, attuale allenatore della Nazionale russa di calcio. L’ostacolo maggiormente arduo da superare è relativo all’accusa avanzata a suo tempo da Tom Danielson, suo compagno di squadra alla Discovery Channel nel 2005, l’anno in cui Savoldelli vinse il suo secondo Giro d’Italia. Danielson il quale nella testimonianza giurata resa all’Usada riferì che Savoldelli ricorse all’epo.

Decisa la risposta del bergamasco. «Non avevo nulla da nascondere, mi sentivo e mi sento tutt’ora tranquillissimo. Non ho mai fatto ricorso al doping, i controlli non sono mai mancati, quello che va affermando Danielson lascia il tempo che trova».

Si parla anche di Armstrong, soprattutto del fatto che Savoldelli non si sia mai accorto che l’ex compagno di squadra fosse un «baro». «Come ho già affermato, ho corso poco con Lance, non avevo stretti rapporti, comunque io lo vedevo come un fuoriclasse. Come persona, beh, non mi ha mai entusiasmato». In conclusione rimane l’interrogativo: archiviare l’episodio oppure passare al deferimento?

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