Tiri liberi sul basket orobico
Venezia, lo scudetto parla bergamasco

In primis Roberta Meneghel, già giocatrice ad Albino, ora a Venezia e con parecchie presenze in nazionale. Il papà Franco, ex ala della mitica Alpe.

Parla anche bergamasco lo scudetto del Venezia, cucito sulle casacche sabato 22 giugno dopo lo spareggio con l’irriducibile Sassari (tre le vittorie di entrambe le contendenti nella finale playoff). In primis Roberta Meneghel, nata nella nostra città, già giocatrice ad Albino, a Venezia e con parecchie presenze in nazionale. Da più anni, inoltre, è dirigente di punta del club femminile del Venezia la cui proprietà è sempre la stessa del maschile. Veniamo al papà Franco (si ritiene bergamasco d’adozione risiedendo dalla metà anni Settanta) ex ala della mitica Alpe che conquistò la massima divisione e tuttora team manager del Bergamo. Infine Federico Casarin, nientemeno presidente del Venezia (fresco di tricolore) e che giocò da playmaker nel mai dimenticato Celana, allenato da Carlo Recalcati.

Roberta Meneghel, nella finalissima con Sassari sedeva in tribuna vip mentre il papà con tanto di maglietta distribuita dalla società a tifosi e simpatizzanti è stato ripreso più volte, in diretta, dietro la panchina veneta dalle telecamere della Rai.

Casarin che non ha dimenticato la stagione sportiva disputata da noi si è interessato sulle vicende delle squadre orobiche che vanno per la maggiore, Bergamo e Remer. «Innanzittutto faccio i complimenti al pallone a spicchi targato Bergamo visto che entrambe le squadre di A2 si sono egregiamente distinte. Del resto appartengono a una piazza dove la pallacanestro possiede radici soddisfacenti. Quando ho indossato la canotta celanina nel torneo cadetto ci trovammo a un palmo dal salto in A2: purtroppo perdemmo lo spareggio con Avellino, sul parquet del palasport di Ancona».

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