Bergamo e le «zebre» in via Tasso
Pubblicità progresso dal passato

Una vecchia fotografia ci porta negli anni in cui nelle strade delle città italiane cominciavano a comparire le strisce pedonali, da tanti chiamate «zebre». Il disegno negli anni è cambiato, ma non le discussioni tra chi le rispetta e chi non le rispetta.

Questa fotografia pubblicata su Storylab è stata scattata all’inizio di via Tasso (arrivando dal Sentierone) nei pressi della chiesa di San Bartolomeo. Autore sconosciuto, è difficile datarla con precisione: anche i lettori di Storylab si dividono tra chi ipotizza gli anni 50 e gli anni 60, visto che in Italia già nel Dopoguerra spuntarono molti attraversamenti pedonali ma il riconoscimento definitivo è avvenuto con il Codice della strada del 1959, che sostituì quello del 1923. Fino ad allora le strisce erano regolate da norme comunali, con il risultato che variavano da paese a paese.

Nello scatto si vede l’attraversamento pedonale, con strisce oblique, molto diverse da quelle che siamo abituati a vedere oggi, e un cartello del Comune di Bergamo con la scritta «Transitare sulle zebre» insieme a un simpatico disegno che ritrae una famiglia in sella all’animale che ha dato il nome alle strisce pedonali. Una piccola «pubblicità progresso», insomma, per invitare i cittadini ad attraversare la strada in sicurezza, considerando che in quegli anni auto, moto e camion si stavano moltiplicando a vista d’occhio.

Negli anni l’aspetto delle vecchie «zebre» è cambiato e sono spuntate varianti più tecnologiche: luci led, vernici speciali, attraversamenti rialzati, sfondi colorati (rosso, ma anche a azzurro e verde, spesso a seconda del colore politico del sindaco).

Quello che sembra non essere cambiato sono i battibecchi: quando si parla di codice della strada il dibattito fra gli italiani è sempre vivace e anche le (amate-odiate) strisce pedonali non sono esenti, fra pedoni che attraversano solo ed esclusivamente sulle strisce e altri che cercano «scorciatoie», automobilisti che si fermano a far passare i pedoni (questi ultimi hanno la precedenza) e altri che tirano dritti, o ancora ciclisti che per attraversare spingono la bici a mano e altri che restano in sella. Una jungla urbana dove, oltre alle «zebre», bisogna avere occhi «da falco» sempre ben aperti.

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