Greenpeace, su tv e giornali meno clima e più negazionismo

(ANSA) - ROMA, 15 MAR - Sui principali quotidiani italiani calano gli articoli dedicati alla crisi climatica, ma aumentano le pubblicità delle aziende inquinanti, mentre sui telegiornali serali raddoppia lo spazio per chi si oppone alla transizione ecologica. Lo sostiene il nuovo rapporto che Greenpeace Italia ha commissionato all'Osservatorio di Pavia, istituto di ricerca specializzato nell'analisi della comunicazione.

Nel terzo quadrimestre del 2023 i principali quotidiani italiani hanno pubblicato in media 2,9 articoli al giorno in cui si fa almeno un accenno alla crisi climatica, ma gli articoli realmente dedicati al problema sono meno della metà.

Nello stesso periodo, secondo Greenpeace ha raggiunto livelli record la dipendenza della stampa italiana dalle pubblicità delle aziende più inquinanti (compagnie del gas e del petrolio, dell'automotive, aeree e crocieristiche), con una media di una inserzione pubblicitaria al giorno.

L'influenza del mondo economico emerge anche dall'analisi dei soggetti che hanno più voce negli articoli sulla crisi climatica dei quotidiani: al primo posto spiccano aziende ed esponenti dell'imprenditoria (31%), che staccano politici e istituzioni internazionali (11%) e nazionali (9%) e tecnici e scienziati (11%).

Per quanto riguarda la tv, in quattro mesi di trasmissioni nessun telegiornale ha mai indicato un esponsabile della crisi climatica. Le narrative di resistenza alla transizione energetica raddoppiano rispetto al precedente periodo di analisi, passando dal 9,7% al 18,4%. Secondo Greenpeace, si legge in un comunicato, è "un sintomo dell'influenza della politica e del controllo del governo Meloni sulla Rai".

Per quanto riguarda le testate d'informazione più diffuse su Instagram, le notizie sulla crisi climatica scendono dal 4,1% al 2,6% sul totale dei post pubblicati. (ANSA).

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