BRUXELLES - I settori dei macchinari e del turismo sono quelli in cui le regioni italiane si sentono più esposte in vista della Brexit e temono quindi conseguenze negative per l'economia. È quanto emerge da un report realizzato dal Comitato europeo delle Regioni (CdR) ed Eurochambers, l'associazione delle camere di commercio europee.
Nei territori dell'Ue mancano ancora "consapevolezza, informazioni e preparazione" sugli effetti dell'uscita del Regno Unito dall'Ue, rivela lo studio, che in futuro raccomanda di rafforzare le cooperazioni interregionali e l'uso di maggiore flessibilità nell'applicazione delle norme sugli aiuti di stato.
"Le camere di commercio si sentono maggiormente esposte agli effetti della Brexit", ed "è preoccupante" la mancanza di analisi sugli scenari futuri da parte di "molte regioni", commenta il capo di Eurochambers, Arnaldo Abruzzini. Lo studio mette insieme i risultati di diversi lavori realizzati nei mesi scorsi, incluso un sondaggio fra le camere di commercio e gli enti locali e regionali europei.
Com'è immaginabile, le regioni britanniche e irlandesi sentono di essere le più esposte a possibili conseguenze negative della Brexit, ma preoccupazione si registra anche in molte zone di Germania, Paesi Bassi, Belgio, Francia, Spagna e Italia. Le aree del commercio (66%), e dell'occupazione (58%), e in particolare i settori del turismo (59,5%) e dei servizi (49%), sono gli ambiti in cui i territori si attendono maggiori effetti nefasti.
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