Bossetti: ecco perchè il furgone non è mio
Marita porta in aula gli album di figurine

Solo una domanda per Massimo Bossetti dalla Corte: si parla del famoso furgone bianco. E il muratore ribadisce: non è mio.

Dopo essersi riunita per decidere le domande da fare al muratore di Mapello, accusato della morte di Yara Gambirasio, la Corte ha deciso di porre una sola domanda al muratore. «Lei dice che esclude che il furgone sia suo sulla base della consulenza e della sua visione?».

Al centro quindi il furgone con cui Massimo Bossetti andava al lavoro, al centro da sempre della tesi dell’accusa. «Dalla mia visione» risponde Massimo Bossetti, che aggiunge: «avrei preferito mostrarvi i motivi delle mie dichiarazioni attraverso i filmati». A Bossetti è stato invece fornito un album con le foto dei fotogrammi del furgone: tre i motivi e le differenze principali evidenziate dal muratore.

«Il cavalletto dietro la cabina in queste foto è molto alto, il mio è più basso - ha spiegato in aula -; la cassetta sul cassone è doppia con due manici mentre la mai ne ha solo uno. Infine i ganci basculanti per ribaltare il cassone sono diversi dal mio».

Subito la contestazione del pm Letizia Ruggeri che non ha condiviso le risposte del muratore, con un acceso dialogo tra i due, ma con Massimo Bossetti fermo sulle sue posizioni.

Dopo la Corte, l’avvocato Paolo Camporini (assente Claudio Salvagni) ha preso parola, mostrando in aula gli album di figurine che Marita Comi ha portato in Tribunale a dimostrazione delle parole di Massimo Bossetti: «Sono questi gli album e le figurine che dice di aver comprato?». «Sì - risponde Bossetti -, ma sono anche molti di più. Addirittura l’edicolante aveva il mio cellulare e mi chiamava quando arrivavano le serie mancanti». Da qui la richiesta della difesa di acquisire i tabulati dei telefoni degli edicolanti citati da Massimo Bossetti.

Più volte Bossetti ha infatti raccontato d’essere solito acquistare tutte le sere le figurine per i suoi bambini, mentre tornava dal lavoro. Si tratta di 10 album, e alcune raccolte che il carpentiere di Mapello ha riconosciuto. Nelle scorse udienze, tre edicolanti in aula avevano sostenuto di non riconoscere Bossetti come cliente abituale. Quando era stato sottolineato come gli edicolanti non l’avessero riconosciuto come abituale frequentatore, Bossetti aveva affermato: «Mentono».

Termina così l’interrogatorio di Massimo Bossetti, durato tre udienze. La difesa ha poi chiamato a rispondere alle domande Giovanni Ruggeri, 17 anni, accompagnato dai genitori in aula. All’epoca dei fatti il ragazzo aveva 11 anni e aveva raccontato di aver visto fuori dal centro sportivo di Brembate, «qualche settimana dopo la scomparsa di Yara», un furgone bianco, ma un modello chiuso, con fuori una ragazza e tre uomini. Ruggeri frequentava il centro per gli allenamenti di nuoto e ai tempi dei fatti aveva specificato e descritto quanto aveva visto, sottolineano che la ragazza era «vestita di nero, con i capelli raccolti e un giubbino che sulla schiena aveva stampata l’immagine di Hello Kitty». Interrogato ora, il giovane non ricorda più questi dettagli.

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