«Nel dubbio Bossetti va assolto»
La difesa cita il caso di OJ Simpson

Continua Brescia l’arringa degli avvocati di Massimo Bossetti: «Cercheremo di convincervi che i dati presenti nel fascicolo non consentono di condannare Massimo Bossetti e voi dovrete essere sicuri oltre ogni ragionevole dubbio che quest’uomo è colpevole. Se i dubbi permarranno, voi dovrete assolverlo».

Così l’avvocato Claudio Salvagni, legale del muratore condannato in primo grado all’ergastolo per l’omicidio di Yara si è rivolto in particolare ai giudici popolari della corte d’Assise d’appello di Brescia. «Non dovrete giudicare con la pancia», ha aggiunto, ricordando le parole di un giudice della giuria che assolse O.J. Simpson, il quale ha detto in sostanza di essere «convinto che fosse stato lui, ma non c’erano le prove». Salvagni ha spiegato che in questa indagine «sono arrivate cose incredibili, false e suggestive», e mentre l’accusa si è basata solo su questo e «sulle emozioni», l’approccio della difesa «è scientifico, asettico». Secondo il legale, inoltre, attorno al caso di Bossetti si è creato «un cliché», »la gente è stata presa in giro».

«Facciamole, allora, queste perizie e andiamo a vedere se quel Dna è davvero il suo o se, come crediamo noi, non è il suo». continua Claudio Salvagni in un altro passaggio della sua arringa in corso nel processo di secondo grado sull’omicidio di Yara Gambirasio. Il difensore in questa parte del suo intervento, ancora una sorta di infarinatura di elementi che verranno trattati più avanti nello specifico, ha anche chiarito che il computer di Bossetti sequestrato e analizzato «non è quello di un pedofilo come dovrebbe sapere chi si occupa di casi del genere». Per il difensore la prova regina del Dna, secondo l’accusa, è soltanto un dato presentato come «roboante ma sbagliato» e “non si può condannare un uomo» sulla base di «71», come sostiene l’accusa, risultati attribuibili a Bossetti «su 101 e gli altri 30?». Per la difesa poi «le sfere metalliche e le fibre» trovate sul corpo della 13enne «non sono indizi» a carico di Bossetti e il furgone ripreso nelle immagini agli atti «non è il suo».

Secondo Salvagni, nel corso delle indagini gli investigatori hanno analizzato «10 anni» di attività sul computer di Bossetti e hanno «trovato una sola ricerca e tra l’altro poco prima del suo arresto, nel 2014, e non a carattere pedopornografico, tanto che la stessa sentenza di condanna di primo grado parla di latamente pedopornografico, usando quel latamente che è un pò il concetto dell’accusa, tutto è latamente qua, le sfere sono latamente compatibili e allora anche Bossetti è latamente colpevole in base a una prova latamente scientifica». Sulle ricerche on line del muratore di Mapello aveva molto insistito in mattinata il legale della famiglia di Yara, Andrea Pezzotta, elencando esplicitamente le parole che avrebbe digitato Bossetti con riferimenti sessuali a «ragazzine». Sempre in relazione al Dna, la difesa del carpentiere ha ribadito anche oggi, come già fatto molte volte, che le analisi sulle tracce genetiche hanno portato al risultato che «non c’è nemmeno il Dna mitocondriale di Bossetti ma di un altro, ma non si è voluto approfondire neanche questo tema». In relazione alle sfere metalliche, poi, Salvagni ha parlato di un «errore” dell’anatomopatologa Cristina Cattaneo, mentre dall’analisi delle celle telefoniche è emerso che «un’ora prima dei fatti il suo telefono era nella zona di casa sua».

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