Chi lavora troppo... sbaglia
E poi è costretto a rimediare

Chi lavora troppo commette più errori. Chi lavora troppo si distrae più facilmente. E prende cattive decisioni. Poi deve fare grandi sforzi per rimediare. Troviamo questa lapidaria teoria in un libro: «L’arte di fare il doppio del lavoro in metà tempo» di Jeff Sutherland.

Teoria che l’autore sostiene riportando esperienze di aziende e ricerche ad hoc. Che le persone che passano troppo tempo in ufficio siano aggressive e ambiziose, e che si deprimano e demoralizzino da sole ce ne siamo accorti tutti. Ogni scelta richiede un certo consumo energetico, e quindi il numero di decisioni importanti che si possono prendere prima di sbracare è limitato. Questo incitamento a staccare quando si è troppo cotti fa un po’ sorridere, visto che tutti sembriamo lavorare sempre oltre il punto di cottura, quel punto dove si entra in stato di agitazione.

Agitazione ancora più esasperata da quelli che lavorano come se la salvezza del mondo dipendesse da loro. Un mondo ridotto alla dimensione dell’azienda. Frenesia e onnipresenza: non conoscono altro binario per farcela. L’energia pulita della riflessione e della gentilezza? Già avvelenata dalla paura di non farcela. A quel punto ce la fanno, ma incombe l’errore che li costringerà ad ammazzarsi di lavoro per tornare al punto di partenza. La teoria di Sutherland sostiene che lavorare meno significa meno retromarce e meno dispersione. Linea retta da punto a punto.

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