Claudio, 82 anni ma in cordata
«Con l’Abbraccio ho superato il dolore»

La storia di Claudio Roberti, tornato dopo tanti anni in montagna. Non era più andato per il dolore a seguito della perdita di un figlio di soli 20 anni.

Se la montagna ha la forza di far superare i dolori, anche quelli grandi, alla Cordata non si poteva mancare. E così Claudio Roberti ha subito risposto sì a quella chiamata del suo Gruppo, il Geam di Martinengo, nato ufficialmente solo due anni fa. Non ha esitato dunque, anche se «la fatica di salire e scendere – confessa – si è sentita tutta. Ma grande la gioia di esserci». Perché Claudio in montagna aveva smesso di andarci a metà degli Anni Novanta, quando quel lutto in famiglia – la perdita di un figlio allora solo ventenne – gliene aveva tolto la forza e la voglia stessa. Nonostante, va aggiunto, un buon passato da «macina sentieri» che lo aveva portato anche in spedizione più volte. Gli anni d’oro erano quelli a cavallo fra il 70 e l’80. C’era stato lo Zanskar, la più intatta delle valli del Ladakh, nella zona indiana allora appena resa accessibile a turisti stranieri e alpinisti, e poi il Perù. In entrambi i casi l’obiettivo raggiunto era stato quello di salire montagne importanti, compresi i 6 mila metri.

«Quando mi hanno proposto la Cordata – racconta Claudio, che compirà gli 82 anni l’ottobre prossimo – sapevo che avrei rivisto anche i miei amici di spedizione della sottosezione Cai di Ponte San Pietro, come effettivamente è stato. Sul sentiero ho trovato il conforto degli amici: quelli di ieri, legati al Cai, e quelli di oggi, nel Geam. Senza contare – continua Claudio Oberti – che andare in Presolana domenica è stato un po’ come tornare bambino; quando frequentavo l’Oratorio dell’Immacolata e la società Scais ho mosso i primi passi proprio sulla Regina, ospite della colonia estiva di Bratto».

Le storie di domenica hanno nomi e volti diversi. Le vostre foto dell’Abbraccio oggi su L’eco di Bergamo in edicola.

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