Da Bergamo all’inferno del Rigopiano
«Scaviamo e non perdiamo la speranza»

Il lavoro dei vigili del fuoco dell’Usar di Bergamo all’hotel Rigopiano è cominciato domenica intorno alle 15. Adesso tocca a loro scavare, dopo giorni in cui molte squadre si sono alternate alla ricerca di superstiti.

Ne hanno estratti undici, tra cui quattro bambini. Per i bergamaschi si prospettano ore lunghe e difficili: si scava con la speranza di trovare ancora qualche sopravvissuto e con il rischio che si possa staccare un’altra valanga. L’allarme infatti è ancora alto in tutta la zona. «Parte dei colleghi ha preso le consegne dai vigili del fuoco che hanno lavorato fino ad oggi – spiega Antonio Dusi, funzionario del comando di via Coghetti, responsabile soccorso tecnico urgente, che ha partecipato anche al recupero delle salme rimaste sotto l’Hotel Roma di Amatrice –. La nostra missione durerà cinque giorni, in sostanza sono quattro se si tiene conto del tempo utilizzato per il viaggio».

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«Ci alterniamo nei turni e nel riposo e nei diversi compiti. Il morale è alto, ma muoversi lì sotto è difficile. Ci sono ambienti dell’albergo in cui la temperatura è rimasta sufficientemente alta perché qualcuno sia sopravvissuto, quindi non disperiamo. Il problema più grosso è che le stanze sono piene di neve, detriti e fango e che la stessa struttura è stata spostata dal peso della valanga rispetto alla sua posizione originaria. In alcuni punti ci sono anche 5-6 metri di neve, per cui muoversi e raggiungere le persone è davvero un’impresa ardua. Fortunatamente le comunicazioni funzionano anche se le linee sono spesso sovraccariche. Ci parliamo attraverso tutti i mezzi possibili: telefono, radio, WhatsApp, sms. Qualcosa arriva sempre».

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