Dedurre le spese di colf e tate
C’è un disegno di legge, che ne pensi?

Se le famiglie italiane potessero dedurre totalmente dalle tasse le spese per colf, badanti e baby sitter ne assumerebbero molte di più e soprattutto regolarizzerebbero la posizione lavorativa di tante altre.

Gli effetti positivi di quest’operazione ricadrebbero anche sui consumi traducendosi in un costo finale per lo Stato di 72 milioni di euro, a fronte di almeno 104 mila nuovi posti di lavoro.

Questa la fotografia scattata dal Censis per un’indagine sul sostegno al welfare familiare commissionata da Assindatcolf (l’Associazione dei datori di lavoro domestico), dalla quale emerge che oggi le famiglie italiane che si avvalgono di collaboratori domestici sono oltre 2,1 milioni (l’8,3% del totale) e che per questi servizi spendono 19,3 miliardi di euro l’anno, un valore cresciuto del 22% negli ultimi 15 anni. Numeri che potrebbero diventare molto più alti visto il forte potenziale inespresso dal settore.

Se ne avessero la possibilità, infatti, sarebbero più del doppio le famiglie (altri 2,9 milioni) disposte a far lavorare un collaboratore domestico. Mentre il 65% degli intervistati si è dichiarato «molto o abbastanza d’accordo sulla possibilità di dedurre fiscalmente alcune spese per il welfare».

La deduzione del costo del lavoro domestico, per cui Camilla Fabbri, senatore del Pd, ha presentato un disegno di legge, «è un intervento richiesto da tempo dalla nostra associazione – ha spiegato il presidente di Assindatcolf, Renzo Gardella – e inoltre, rappresenterebbe un incentivo all’assunzione regolare». È infatti ancora molto alto il numero collaboratori domestici irregolari (876 mila), ossia più della metà di questi lavoratori (il 55%).

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