Draghi: «Priorità ad anziani e fragili, le liste sui vaccini non si saltano. Sì a riaperture, ma in sicurezza, per ora non ho una data» - Video

La conferenza stampa del presidente del Consiglio Mario Draghi, giovedì 8 aprile, insieme al presidente del Consiglio superiore di Sanità Franco Locatelli. Il premier: «Voglio vedere le prossime settimane come settimane di riaperture, ma in sicurezza e a cominciare dalle scuole. Quanto più celermente procedono le vaccinazioni e tanto più si potrà tornare ad aprire. Non ho una data sulle riaperture perché dipende dall’andamento dei contagi».

Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha convocato per giovedì 8 aprile alle 18,30 una conferenza stampa nella Sala Polifunzionale della Presidenza del Consiglio. Presente anche Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di Sanità. Draghi ha aperto subito alle domande dei giornalisti: «Queste ultime settimane sono state piene di cose fatte e poche occasioni di incontro: più che parlare io ascolto le vostre domande», ha esordito.

«Con che coscienza la gente salta la lista sapendo che lascia esposto a richio concreto di morte persone over 75 o persone fragili?», ha detto il presidente del Consiglio Mario Draghi. «Uno può banalizzare e dire: smettetela di vaccinare chi ha meno di 60 anni, i giovani o ragazzi, psicologi di 35 anni. Queste platee di operatori sanitari non in prima linea che si allargano. Con che coscienza un giovane salta la lista e si fa vaccinare?».

«La raccomandazione è usare Astrazaneca per chi ha più di 60 anni», ha detto Draghi. «Va ribadito che questo vaccino, Astazeneca, può coprire la popolazione fragili: le scelte fatte fanno riferiemento a eventi trombotici in sede inusuali ma straordinariamenmte rari: 86 casi su almeno 25 milioni di vaccinati», ha detto Franco Locatelli.

«La disponibilità di vaccini non è calata – ha aggiunto Draghi – i numeri sono come prima di Pasqua, sta risalendo secondo il trend previsto. Non ho dubbio sul fatto che gli obiettivi vengano raggiunti». «È venuto il momento di prendere decisioni» sulle fasce di età per le vaccinazioni, spiegato il premier. «Questo è al centro delle riaperture. Se riduciamo il rischio di morte nelle classi più esposte al rischio è chiaro che si riapre con più tranquillità». «La disponibilità dei vaccini c’è e ora tocca al commissario che lavora bene. Il lavoro procede a spron battuto, ora si tratta di fare delle scelte», ha spiegato Draghi.

Qui sotto il video della conferenza stampa, che si è conclusa poco prima delle 20.

«Io voglio vedere le prossime settimane come settimane di riaperture ma in sicurezza e a cominciare dalle scuole. Quanto più celermente procedono le vaccinazioni e tanto più si potrà tornare ad aprire. Non ho una data sulle riaperture perché dipende dall’andamento dei contagi», ha detto ancora Draghi. Sulle riaperture, ha sottolineato Draghi, «conterà il dato sull’andamento delle vaccinazioni nelle classi a rischio». «Garavaglia indica il 2 giugno per l’apertura della stagione turistica? Speriamo, magari anche prima. La cosa importante è prepararsi per la stagione turistica, che non è abbandonata».

«Penso a un piano di riapertura delle fiere e degli eventi - ha detto il premier -: è il miglior messaggio di fiducia al Paese. Stiamo guardando al futuro delle prossime settimane». «Bisogna procedere rapidamente nel nostro interesse ad avere un certificato vaccinale. Più che preoccuparsi delle complicazioni di carattere etico cominciamo a farlo». «Le dosi di aprile sono sufficienti a vaccinare tutta la popolazione che ha più di ottant’anni e gran parte degli over 75», ha aggiunto.

«È possibile avere collaborazioni tra Paesi mediterranei: l’Italia ha molto da imparare da Grecia e Spagna. Dobbiamo lavorare subito all’accoglienza dei turisti con il passaporto vaccinale», ha spiegato Draghi. «È chiaro che ci sono regioni più avanzate nelle vaccinazioni, molte diversità abbastanza insospettabili. Questo dovrà influenzare le riaperture: per le Regioni che sono molto avanti con fragili e i più vulnerabili sarà più facile riaprire», ha detto. E sul Lazio: «C’è stato un disguido, che sappia io. Figliuolo è perfettamente al corrente e consapevole e quello è stato chiarito con la Regione Lazio. Sono molto ottimista sull’andamento del piano vaccinale e soprattutto sul clima di collaborazione che c’è oggi tra Regioni e Stato. Figliuolo è attivo, visita un numero di regioni straordinario ogni giorno».

«Il 30 aprile è la data di scadenza del periodo previsto nell’ultimo decreto» per le misure anti contagio da Covid, «ma lì si dice anche che qualora l’andamento delle vaccinazioni e dei contagi mostrasse la possibilità, si possono riconsiderare le cose anche prima. Il governo sta lavorando su tutto questo. Avere date significa conoscere esattamente i parametri rilevanti a una certa data. In tutto questo c’è la volontà del governo di vedere le prossime settimane come di riaperture non di chiusure», ha spiegato il premier.

«Non esistono Regioni o Stato: esistiamo noi», ha sottolineato a proposito della campagna vaccinale confermando poi che l’obiettivo delle 500mila vaccinazioni al giorno sarà rispettato. «Ci sarà una direttiva di Figliuolo» sulle vaccinazioni delle persone fragili «e poi vedremo come inserire con i ministri il parametro delle vaccinazioni delle categorie a rischio tra i parametri che si usano per autorizzare le riaperture. Pensate quant’è importante soprattutto per la riapertura delle scuole, soprattutto per quelle dei più grandi: uno dei criteri per chiudere era che tornavano a casa e contagiavano i nonni».

E su AstraZeneca: »Nei dati il crollo di fiducia in AstraZeneca si vede meno di quanto uno potesse aspettarsi. Continueremo a dare un messaggio rassicurante, che non viene dato a cuor leggero ma con grande serietà, partecipazione, comprensione. Io mi sono vaccinato con AstraZeneca e mia moglie anche»,

Per quanto riguarda Alitalia, il premier ha detto che «siamo in piena trattativa tra i ministri e la Commissione: non possiamo accettare asimmetrie ingiusticate. Se ci sono ragioni per maltrattare Alitala le vedremo, ma non accetteremo discriminazioni arbitrarie. Ora il punto centrale è creare una società che si chiamerà Ita, che avrà una discontinuità con il passato. Mi spiace che non si chiamerà più Alitalia: come una famiglia un po’ costosa ma una di famiglia. Ora serve partire immediatamente con la stagione estiva, con una società nuova forte che si regga sulle sue ali, senza sussidi. Speriamo un esito positivo con la Commissione».

«La pandemia ha reso chiare le nostre debolezze infrastrutturali, non è un caso che il Pnrr sia orientato a colmarle, dalla parità di genere al lavoro femminile, alla scuola, all’istruzione», ha spiegato Draghi. Per il Pnrr «è prevista una struttura centrale che ha una funzione di coordinamento, riceve il denaro dalla commissione europea e lo dà agli enti attuatori a seconda dei lavori in corso. Gli enti danno poi riscontro dei pagamenti». E poi «sì, il 30 aprile consegniamo il piano». Dopo il confronto con le Regioni «è venuto da concludere che in fondo noi non abbiamo credibilità come capacità di investire, l’abbiamo persa tantissimi anni fa, ma non perché non si volesse investire. Bisogna cambiare tutto per diventare credibili. E bisogna cambiare tutto per superare gli ostacoli a livello politico, istituzionale, amministrativo, contabile e anche giudiziario. Queste sono tutte le aree dove occorre».

Sulla parte economica, Draghi ha spiegato che è «previsto che il ministro Franco presenterà prima il Def dove viene definito lo scostamento, poi il Parlamento lo vota e poi presenteremo il decreto che conterrà sostegni e riaperture. Le dimensioni saranno probabilmente superiori di quello precedente».

Nel pomeriggio, intanto, la Conferenza unificata Stato-Regioni sul Recovery Plan con la presenza del premier. Alla riunione numerosi ministri - tra cui Gelmini, Brunetta, Lamorgese, Franco, Franceschini, Speranza e anche i rappresentanti di Anci (Comuni) e Upi (Province). Il modello organizzativo del Piano nazionale di rilancio e resilienza prevede due livelli, strettamente legati tra di loro, ha detto il premier Mario Draghi agli enti locali. C’è una struttura di coordinamento centrale che supervisiona l’attuazione del piano. Le amministrazioni sono invece responsabili dei singoli investimenti e delle singole riforme. Il governo intende inoltre costituire delle task force locali che aiutino le amministrazioni territoriali. La supervisione politica del piano è affidata a un comitato istituito presso la Presidenza del Consiglio a cui partecipano i ministri competenti.

© RIPRODUZIONE RISERVATA