Festival Pianistico: un certo Novecento senza troppi esperimenti intellettuali

Bergamo-Brescia Presentato il programma biennale, una «Suite» che sfocerà in Bergamo-Brescia Capitale della cultura ’23. Viaggio tra Ravel, Debussy, Gershwin, Stravinskij, Britten. E si pensa a un’orchestra giovanile dei due conservatori.

Il Festival Pianistico parla di Novecento, e parla di noi, di oggi. Una «suite» in due tappe, quest’anno e il prossimo, in cadenza con il centenario (2022) della nascita del fondatore Agostino Orizio, e nel ’23 del 60° della manifestazione di Bergamo e Brescia. Esattamente nell’anno delle due città Capitale italiana della Cultura. Nelle parole del direttore artistico Pier Carlo Orizio si intende che - sia come sia - non si tratta proprio di mera casualità. Si annuncia, dal 20 aprile al 28 maggio, un festival che va a scavare ragioni non solo di musica, non solo di spettacolo, ma sembra aprire nuove visioni sull’ogg i . Ci saranno i nomi d’eccellenza a cui il festival ci ha abituato , sin dalla prima edizione sotto l’egida impagabile di Arturo Benedetti Michelangeli, ma il viaggio in due tappe sarà ricco di pungoli, se non di affondi su nuove visioni della musica «classica» o come la si voglia definire .

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Dal 20 aprile al 28 maggio, un festival che sembra aprire nuove visioni sull’ogg i

Pier Carlo Orizio spiega che a parte la Sonata n. 1 di Berg (intrisa di decadentismo), delle elucubrazioni intellettuali e della «Seconda scuola di Vienna» non ci sarà traccia : niente Schoenberg né Weber, né i loro discendenti sulla scorta della «dodecafonia». Ci saranno invece il Novecento di Ravel, di Debussy (Piero Rattalino terrà una intrigante conferenza il 18 giugno: «Debussy sbarca nel Novecento»), di Britten - con il Concerto per pianoforte n. 1 (1938), capolavoro giovanile alla prima esecuzione sia a Bergamo e che a Brescia - Skrjabin, Rachmaninov, Poulenc, Gershwin . Nel periodo tra le due guerre, ha spiegato ancora Orizio, si sono concentrati tanti di quei capolavori che non si ha la pretesa di fornirne una versione esaustiva, bensì, appunto una «suite» - come reca il titolo della 59.a edizione.

Daniela Gennaro Guadalupi ha svolto il ruolo di padrona di casa con grande efficacia e affabilità, invitando l’assessore alla Cultura Nadia Ghisalberti, il direttore generale della Fondazione Teatro Donizetti Massimo Boffelli , i vari partner fondamentali per dar alimento al «credo» del Festival, al valore e allo spirito civico, Intesa Sanpaolo main partner, Università di Bergamo, Camera di Commercio, Fondazione della Comunità Bergamasca tra gli altri.

L’assessore Nadia Ghisalberti non ha potuto non rimarcare come il Festival è stato esempio di una collaborazione che nasce da lontano tra Brescia e Bergamo : «Ha anticipato di giusto 60 anni la cultura che unisce i due territori. Anche nel lavoro per la Capitale 2023 ci muoviamo nel segno della coprogettazione, come è stato per il festival».

Il cartellone dunque, tra giganti familiari del pianoforte mondiale - mediamente di lingua russa - da Sokolov a Volodos, due cesellatori sopraffini, carichi di un portato narrativo affatto diverso - si mescolano altri solisti di raro interesse, per il programma in primis, ma non per secondo motivo per il profilo degli interpreti .

Tale è il francese eccentrico (ha fatto anche lavori in supermercato per sbarcare il lunario) Lucas Debargue , che si muove tra jazz e classica doc con stupefacente disinvoltura. Arrivato quarto al XV Concorso Ciakovskij ha diviso esperti e pubblico, icona di un fuoriclasse davvero genio e sregolatezza.

Anche per l a francese di origini ebreo-nordafricane Hélène Grimaud , a lungo inseguita dal festival, sarà la prima volta sia a Bergamo che a Brescia: scrittrice oltre che pianista («Variazioni selvagge», «Lezioni private» tra i suoi libri). Debutta pure la giovane cinese Ying Li, finalista al premio Mormone della scorsa estate .

Il Festival Pianistico parla di Novecento, e parla di noi, di oggi

Sono ritorni di vario spessore e interesse, annodati con programmi accattivanti quelli di Federico Colli , solista con l’Orchestra della Toscana diretta da Pier Carlo Orizio nel Concerto in sol di Ravel, in un programma di finezze di primo ‘900 tra Prokofiev e lo stesso Ravel. O il recital del giovane talento bresciano-bergamasco Josef Edoardo Mossali , in cui il Festival non da oggi ha dichiarato di credere. Con loro torna François-Joel Thiollier , con l’amato Gershwin di cui è mentore superiore.

È in cantiere anche l’ipotesi di una orchestra con i giovani dei conservatori delle due città - ha detto Michele Guadalupi, presidente del Conservatorio Donizetti, assieme alla presidente del Pianistico Daniela Guadalupi.

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