Gli ingegneri bergamaschi sul sisma
«Aiutare gente fiera a rialzarsi»

«Sono partito perché era un’occasione per dare un contributo attraverso il mio lavoro». Marco Tulini, ingegnere civile di Bergamo, di 42 anni, è uno dei professionisti che dopo il sisma di Amatrice dello scorso agosto è partito per lavorare sulle zone colpite dal terremoto, al fine di effettuare i tanti sopralluoghi necessari nelle abitazioni danneggiate, per garantire la sicurezza di chi vi abita. E ci racconta come funziona.

A chiamare Tulini, un appello dell’Ordine degli Ingegneri di Bergamo, rivolto a tutti i professionisti bergamaschi che nei mesi precedenti avevano partecipato a un corso di formazione per «verificatori di edifici», per la precisione «valutatori di agibilità in emergenza post-sismica» spiega Tulini, che aggiunge: «Non basta essere ingegnere, è necessario avere competenze mirate per verificare strutture colpite dal sisma, e saper anche lavorare in sicurezza».

Un settantina di ore svolte dai tecnici della Protezione Civile nazionale: «Da qui, con l’abilitazione acquisita, sono stato contattato attraverso l’Ordine di Bergamo che ha chiesto la disponibilità». Si parte in squadre di due: «Ero in coppia con un collega sempre bergamasco, Andrea Facchinetti, e abbiamo operato una settimana in ottobre, assegnati al Comune di Acquasanta Terme. Dopo un breefing operativo con la Protezione civile a Rieti, abbiamo lavorato direttamente nel Centro di Sicurezza aperto nel Comune, con i colleghi dell’ufficio tecnico» continua Tulini.

Questo per recuperare le schede e il materiale di tutti gli edifici da verificare: «Un lungo elenco con tutte le segnalazioni dei residenti che avevano richiesto un controllo di agibilità». E Acquasanta Terme è un Comune composto da una cinquantina di frazioni su un’area vastissima: «Ben 1500 le richieste di intervento, in una settimana abbiamo verificato 50 edifici: il 70% sono stati dichiarati inagibili». Una valutazione di carattere «visivo» si dice in gergo tecnico, «che tiene conto del quadro fessurativo, ma anche della struttura dell’edificio: del materiale con cui è costruito l’edificio, dove è stato costruito, al fine di valutare se attualmente è sicuro e se, in caso di un altro evento sismico della stessa portata, può essere considerato sicuro».

Un lavoro di grande responsabilità, soprattutto dopo le recenti scosse del 26 ottobre. «Un lavoro che ha anche un risvolto umano molto complesso: come tecnici dobbiamo compilare delle schede e dei report, ma abbiamo effettuato i controlli davanti a chi in quelle case molto spesso di abita ancora o ci abitava e ora è ospitato da familiari e vicini – continua Tulini -: abbiamo vissuto momenti di disperazione e dolore, ma anche di grande orgoglio e forza, di una popolazione fiera che vuole ricostruire ed è pronta a rialzarsi». Una settimana di lavoro continuo, offerto gratuitamente da migliaia di ingegneri, architetti e geometri italiani: «Un’occasione professionale e di aiuto alle popolazioni colpite che hanno dimostrato tenacia, umanità e un grande calore: in giorni di grande dolore e preoccupazione non è mancato l’affetto, la gentilezza, un piatto caldo e un bicchiere di vino. Perché, come mi ha detto un residente in quei giorni, la vita delle andare avanti, per ricostruire subito dalle macerie».

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