Il rischio corre su «due ruote»
In bergamasca 600 feriti in 5 anni

Secondo i dati del Comune tra il 2011 e il 2015 ogni tre giorni un ciclista ferito e ricoverato all’ospedale.

Lo dicono le statistiche: malgrado i miglioramenti viabilistici introdotti da Comuni e Province, con percorsi riservati, anche se spesso non adeguatamente protetti e segnalati soprattutto in corrispondenza di incroci e attraversamenti, l’Italia rimane, sul fronte della sicurezza stradale a beneficio di chi sceglie di usare, per i propri spostamenti, la bicicletta, fanalino di coda in Europa. I numeri sono da bollettino di guerra: 3 mila morti, a livello nazionale, negli ultimi 10 anni; solo nel 2015 - l’ultimo per il quale si può attingere a dati aggiornati - 251, con quasi 16 mila 300 feriti.

Anche Bergamo paga il proprio non trascurabile prezzo: stando ai numeri del Comune, tra il 2002 e il 2015 le vittime sono state, in tutto, 14, praticamente una all’anno. Ed è una magra consolazione scoprire, scorrendo le cifre, che, proprio nel 2015, nessun ciclista ha perso la vita sull’asfalto; solo nel 2014, infatti, gli incidenti mortali erano stati, sempre limitandosi al capoluogo, tre, come nel 2007. Molto negativo pure il bilancio delle persone in sella alle due ruote costrette, a seguito di scontri o investimenti, a ricorrere alle cure mediche: ancora con riguardo al 2015, ne sono state registrate 121, in consistente calo rispetto alle 156 del 2014 (l’anno in cui si è toccato il picco più elevato dal 2002) ma pur sempre sopra «quota cento», come è accaduto sistematicamente tra il 2011 e il 2015 per un totale di 602 feriti in cinque anni. Dal 2011, infatti, sia pure fra lievi alti e bassi (nel 2012 ci si fermò, si fa per dire, a 101) il livello è rimasto sostanzialmente - e in modo preoccupante - stabile: nel 2002, giusto per fare un confronto, si era ancora fermi a 58.

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