Il terremoto in Friuli 40 anni fa
I bergamaschi raccolsero 700 milioni

La casa doveva avere il «fogolàr», e poi un po’ di spazio per il pollaio e un pezzetto di terreno per l’orto. E solida, ben costruita, per durare nel tempo. Case da contadini come chiedevano gli abitanti di Colloredo di Monte Albano devastato dal terremoto di quarant’anni fa.

Quelle case costruite grazie alla solidarietà dei bergamaschi ci sono ancora. Belle e tenute con ogni cura, nella frazione di Mels, dove la via Bergamo attraversa il verde dei campi. Cinquantasette secondi. Poco meno di un minuto. Un tempo brevissimo ma che non sembrava finire mai quando sul Friuli si abbatté la tremenda furia delle scosse che distrussero o devastarono un centinaio di paesi lungo la valle del Tagliamento. Quasi un migliaio di morti, un’intera regione in ginocchio. Una terra povera, di contadini e di migranti, manovali e muratori che andavano ovunque ci fosse bisogno di un paio di braccia. Chissà quando avrebbe potuto riprendersi da quel disastro. E invece no.

Dopo qualche mese si incominciò a parlare di «miracolo Friuli». Il «miracolo» della rinascita fondata in particolare sulla solidarietà. «Seminatori di speranza», così furono chiamati i volontari che subito dopo quel tragico 6 maggio si misero in viaggio per soccorrere e portare aiuto a comunità che avevano perso tutto ma che, tra lutti e mucchi di rovine, incominciavano a pensare al futuro. Così è avvenuto anche per Colloredo di Monte Albano sul quale Bergamo concentrò i propri aiuti. Un gemellaggio al quale nessuno aveva mai pensato, ma che fu spontaneo come se le due comunità si fossero conosciute da sempre.

Subito dopo il disastro e mentre dal Friuli arrivavano le prime incerte notizie (non c’erano ancora i cellulari, le linee telefoniche erano interrotte) dalle pagine de L’Eco di Bergamo l’indimenticabile direttore monsignor Andrea Spada lanciò un appello per aiutare tutta quella povera gente. Già il mattino del 7 maggio i primi lettori si presentarono in redazione per lasciare le loro offerte: dalle 5.000 lire di un pensionato di Seriate alle 20.000 di due fratellini che, aiutati dai genitori, avevano messo assieme tutti i loro risparmi. Alla fine la sottoscrizione raggiunse i 700 milioni di lire.

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