Ipotesi nuovo coprifuoco
«A casa alle 18 o alle 21»

Il decreto. Si discutono misure più severe per le zone a rischio, c’è anche la Lombardia. Bar e ristoranti chiusi pure a pranzo, stop ai musei, dad dalla Seconda media.

Governo, Regioni, Province e Comuni si sono confrontati a lungo, domenica, sulle misure allo studio per cercare di arginare la seconda ondata del coronavirus che ormai sta dilagando. Una riunione riservata, sottolinea la Conferenza delle Regioni, che invita a prendere con le molle le indiscrezioni trapelate. Si tratta solo di ipotesi, al momento, e l’incontro continuerà anche nella giornata di oggi. Ma – a quanto si apprende da fonti della maggioranza – la firma vera e propria del testo potrebbe non arrivare questa sera ma domani. Questo per consentire di risolvere i nodi che ancora sono aperti con le Regioni.

LOCKDOWN – È il punto più controverso. Il governo sta valutando l’ipotesi di zone rosse mirate nelle aree dove il virus circola di più, i governatori sono divisi tra chi auspica misure uniformi a livello nazionale, come Attilio Fontana (Lombardia) e Stefano Bonaccini (Emilia-Romagna), e chi invece vorrebbe il proprio territorio esentato dalla chiusura, come Luca Zaia (Veneto).

COPRIFUOCO ALLE 18 O ALLE 21 – Diversificare le misure tra zone rosse e resto del Paese. È questa l’impostazione a cui sta lavorando il governo per mettere a punto il nuovo decreto che il premier Giuseppe Conte illustrerà oggi alle Camere. Tra i punti su cui si sta discutendo in una serie di riunioni c’è anche quella di arrivare a un compromesso sul coprifuoco: non più alle 18 nelle cosiddette zone rosse ma l’idea, su cui si ragiona, è quella di estenderlo alle 21 per tutta Italia. Anche se il Comitato tecnico scientifico, a quanto si apprende da fonti della maggioranza, non sarebbe d’accordo preferendo invece le 18 per tutto il Paese. Il coprifuoco prevederebbe la chiusura delle attività commerciali e per la cura alla persona, salvo farmacie, parafarmacie e alimentari.

BAR E RISTORANTI – Bar e ristoranti chiusi anche a pranzo nelle regioni con tasso di contagi a rischio. Le zone critiche sono Lombardia, Piemonte e Calabria. Sempre nelle aree a rischio, chiusi anche i musei e stop ai distributori automatici. Smart working nella pubblica amministrazione, salvo i servizi pubblici essenziali.

CHIUSURA CENTRI COMMERCIALI – La chiusura dei centri commerciali nel fine settimana è una proposta fatta dei Comuni per bocca del presidente dell’Anci, Antonio Decaro. L’obiettivo è evitare gli assembramenti che si creano nei centri.

SCUOLA, DIDATTICA A DISTANZA – Il governo valuta la didattica a distanza (dad) estesa anche alla Terza media, i governatori non sarebbero contrari, Michele Emiliano (Puglia) in testa. Nelle aree più a rischio, individuate sulla base dell’indice dei contagi si starebbe, pensando a estendere la didattica a distanza anche alla Seconda media, con obbligo di mascherina sempre per le lezioni in presenza, cioè alle Elementari e in Prima media. «Dobbiamo salvaguardare le scuole, soprattutto le Elementari e Medie – dice dal canto suo il governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, segretario del Pd –, ma credo che fare la dad per un mese possa salvare l’anno scolastico».

Per il ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia, «non si deve prendere una decisione univoca, ma deve dipendere dal grado di Rt (indice di contagiosità, ndr) in ogni regione». ««Il contributo della scuola alla valutazione fatta la scorsa settimana continuava a essere marginale, non più del 3,8% dei contagi potevano essere attribuiti a questo ambito», ha spiegato il presidente del Consiglio superiore di sanità (Css), Franco Locatelli. «Detto questo, la scuola e l’eventuale attivazione di un periodo di dad non è un totem intangibile. In situazioni di alcune realtà territoriali in cui si vuole ottenere una flessione della curva, può essere una misura da considerare»,

SPOSTAMENTI TRA REGIONI – Il governo lo sta valutando e i sindaci non sono contrari. «Il governo è al fianco delle Regioni per eventuali ulteriori restrizioni condivise», ha detto Boccia, secondo il quale «ogni presidente di Regione può intervenire in base alle esigenze e criticità del proprio territorio». Il decreto «andrà nella direzione del principio di proporzionalità e ragionevolezza che ha guidato le scelte finora, facendo leva su qualche misura come la limitazione agli spostamenti interregionali se non per ragioni indifferibili, di salute o di lavoro», ha precisato il presidente Locatelli (Css).

ANZIANI A CASA – L’espressione «lockdown generazionale» è stata coniata di recente e indica l’idea di confinare gli anziani per metterli al riparo dal contagio. Secondo l’Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi), che ha condotto una ricerca specifica, permetterebbe di salvare migliaia di vite, vista l’altissima mortalità tra gli ultraottantenni.

Il governatore ligure Giovanni Toti – nella bufera per un tweet infelice – propone di tenere a casa gli over 75, appoggiato dai colleghi di Lombardia e Piemonte. «I soggetti sopra i settant’anni sono i più fragili di fronte al coronavirus, per questo vanno protetti e per farlo si possono pensare più strategie. È importante che i più giovani tutelino i loro padri e i loro nonni», ha dichiarato sempre Locatelli (Css).

ASSISTENZA SANITARIA A DOMICILIO – Collegata alla riduzione della mobilità, è stata esplicitata come richiesta dal presidente della Regione Sicilia, Nello Musumeci, che ha auspicato «l’adozione di piani terapeutici/farmacologici, limitando la pressione sugli ospedali».

SPORTELLI SCOMMESSE IN BAR E TABACCHI – Sempre da una proposta di Decaro, considerato che in questi esercizi si sposta il flusso di chi trova chiuse le sale scommesse, creando mini-assembramenti potenzialmente favorevoli al contagio.

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