L’analisi Cisl sugli Isee: allarme povertà
«Oltre il 40% con redditi di 9 mila euro»

L’analisi dei dati sulle oltre 10 mila domande di compilazione dell’Isee registrate dal Caf Cisl in provincia di Bergamo. Post Covid: molte persone sole in gravi difficoltà economiche.

Cresce in maniera esponenziale la domanda di compilazione dell’Isee in provincia di Bergamo: l’emergenza Covid, oltre a aumentare i bonus per i quali è richiesta la certificazione della situazione economica della famiglia, ha lasciato «sul terreno» una nuova massa di povertà destinata a aumentare nel caso si riproponga una nuova quarantena. È il risultato di una prima stima che l’Osservatorio e il dipartimento Welfare della Cisl di Bergamo hanno effettuato in questi giorni.

Perciò, lunghe file fuori dai Caf (con le dovute precauzioni) per poter aderire alle diverse forme di sostegno al reddito messe in campo contro l’emergenza economica da Covid-19. Secondo i dati Inps, nei primi quindici giorni di agosto i Caf hanno inviato il 70% di pratiche in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. A luglio il 30% in più. Complessivamente sono già state elaborate l’85% delle dichiarazioni inviate in tutto il 2019. Con il peggiorare della situazione economica, infatti, per tante famiglie l’Isee potrebbe diventare decisivo, magari aggiornato in corso d’anno tramite l’Isee corrente (possibile solo in alcune situazioni di disagio). Lo dimostra il continuo lievitare delle richieste di reddito di cittadinanza negli ultimi mesi, a cui il governo ha affiancato il reddito di emergenza prorogato fino al 15 ottobre. Per entrambe gli assegni l’Isee è condizione di accesso.

Per quanto riguarda il Caf Cisl di Bergamo (sempre ai primi posti provinciali in termini di numeri di pratiche), il raffronto tra i primi otto mesi del 2019 segna un aumento del 10% delle pratiche elaborate e portate a buon fine. E i dati che ne emergono sono ben poco rassicuranti. Quasi la metà delle pratiche, che riguardano più di 10 mila domande, riguarda cittadini con fascia di reddito inferiore ai 9.360 euro, quindi in piena «zona povertà».

«Una nuova povertà – sottolineano Mario Gatti, segretario Cisl Bergamo, e Caterina Delasa, segretaria generale Fnp Cisl provinciale –: famiglie che negli ultimi sei mesi sono precipitate in una condizione di difficoltà quotidiana a far quadrare conti e bollette. Il mercato del lavoro per queste persone è diventato quasi inesistente. Con l’aggravante che, magari, il loro ultimo Isee non è così basso, perché l’anno scorso hanno lavorato in modo precario ma continuativo. Altri hanno diritto alla cassa integrazione ma in attesa di riceverla si sono ritrovati senza un euro. E poi ci sono le partite Iva, i giovani, i precari…».

Approfondendo la lettura dei dati di Osservatorio e Dipartimento Cisl, si vede che la solitudine è uno degli aspetti più presenti nella fascia di povertà bergamasca: quasi il 32% dei richiedenti sotto i 9.360 euro vive da solo. Supera il 40% se si analizzano solo le domande Isee di Bergamo città.

«Nei prossimi mesi – affermano i sindacalisti della Cisl – sarà necessario rafforzare le misure di sostegno al reddito e prevedere alcuni correttivi al reddito di cittadinanza per affrontare le drammatiche conseguenze sociali provocate dalla crisi sanitaria, soprattutto intervenendo sulla scala di equivalenza e sui vincoli anagrafici. Ma soprattutto, occorrerà una nuova predisposizione da parte delle comunità locali a farsi carico di interventi solidali, non puramente assistenziali, con la collaborazione della società civile e finalizzati a creare lavoro innovativo, per esempio nella cura dell’ambiente. Da parte nostra, riteniamo che l’obiettivo indispensabile e indifferibile sia che si arrivi alla totale copertura dei costi per servizi sociali e sanitari per le famiglie sotto la soglia dei 9.000 euro. In provincia si parla di almeno 50 mila nuclei che non possono usufruire di nido, assistenza familiare o domiciliare…».

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