Moratti: «Vaccini distribuiti anche in base al Pil»
Opposizione, criteri discutibili e discriminatori

In una lettera al commissario Arcuri la neo vicepresidente della Regione Lombardia avrebbe chiesto che la distribuzione dei vaccini ai territori sia fatta tenendo conto, tra gli altri fattori, anche del valore del Pil. Si è subito scatenato un dibattito politico.

Sul fronte vaccini, intanto, sono in consegna le 397mila dosi della quarta fornitura della Pfizer, previste per questa settimana dopo che la casa farmaceutica ha tagliato di 165mila dosi la fornitura destinata all’Italia scatenando la protesta del governo e, a seguire, delle Regioni che si sono visti imposti i tagli direttamente dalla Pfizer. Tanto che il neo assessore alla sanità della Lombardia Letizia Moratti ha scritto al Commissario per l’Emergenza Domenico Arcuri chiedendo che la ripartizione delle dosi venga rivista e tenga conto di quattro parametri: mobilità, densità abitativa e zone più colpite dal virus e il contributo che le Regioni danno al Pil.

In sostanza, chi contribuisce di più dovrebbe avere più dosi secondo l’ex sindaco di Milano.

«La vicepresidente Moratti sulla distribuzione dei vaccini ha chiesto (con una lettera ad Arcuri) una serie di integrazioniche mi sembrano estremamente coerenti e logiche e ascolteremo cosa ne pensa Arcuri», ha detto il presidente Fontana in conferenza stampa.

Le reazioni
Si sono subito scatenate le reazioni politiche alla lettera della Moratti a partire dai Pentastellati in Regione: «Questo merita una discussione immediata in Consiglio: i criteri elencati al momento ci sembrano discutibili se non discriminatori», ha subito commentato il capogruppo M5S al Pirellone, Massimo De Rosa.

«Leggo di strane associazioni tra Pil e vaccini, tra la possibilità di ricevere vaccini contro il Covid in base alla capacità di produrre ricchezza. Spero siano solo indiscrezioni mal interpretate che filtrano dall’assessorato della sanità di Regione Lombardia – dichiara l’On. Elena Carnevali, capogruppo Pd in Commissione Affari Sociali alla Camera dei Deputati – In caso contrario voglio dirlo in maniera netta: il vaccino è un bene comune, un bene di tutti, e in nessun modo può essere regolato da leggi di mercato o distribuito sulla base del Pil. La tutela della salute, il diritto all’accesso alla più grande azione di sanità pubblica o è di tutti oppure non è. Sarebbe miope, improvvido e sconsiderato anche solo pensare che si possa distribuire sulla base della ricchezza di una regione».

I vaccini
Dalla settimana prossima Pfizer ha garantito comunque che riprenderà le consegne con i quantitativi previsti dagli accordi siglati con l’Ue, anche se un impegno scritto non c’è. Ed è questo il motivo per il quale molte regioni stanno rallentando e in alcuni casi - come la Campania - sospendendo le vaccinazioni ed effettuando solo i richiami. Oggi lo hanno fatto tra gli altri Claudia Alivernini, l’infermiera dello Spallanzani di Roma che è stata la prima italiana ad essere vaccinata e il presidente dell’Istituto Mario Negri di Milano, il 92enne Silvio Garattini. In attesa di vedere se Pfizer manterrà gli impegni, l’attenzione è tutta sulla riunione dell’Ema che il 29 gennaio potrebbe dare il via libera al vaccino di AstraZeneca. Perché solo allora potrà partire davvero la seconda fase, quella della vaccinazione di massa con i gazebo a forma di primule nelle piazze italiane (nei prossimi giorni partirà il bando di gara) e la somministrazione anche nei palazzetti e nelle fiere.

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