Operato da sveglio per un aneurisma all’aorta addominale: «Nessuna paura»

Il caso . Eccezionale intervento all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo. Il paziente, 79 anni, non poteva essere intubato, avrebbe corso troppi rischi.

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Un intervento simile non ha precedenti in letteratura, in tutto il mondo: lo specificano gli specialisti dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, rimarcando che «l’ottimo esito ora apre possibilità di valutarne l’eventuale applicazione anche per altri pazienti, valutando caso per caso». Il «caso simbolo» è quello di Livio Arioldi, 79 anni, con una grave patologia respiratoria, al quale nel corso di un controllo pneumologico, è stato individuato un aneurisma sottorenale di oltre 8 centimetri, che rischiava un’imminente rottura e che andava operato. Ma le condizioni del pensionato, una vita da muratore, non consentivano né una tecnica mini-invasiva con l’applicazione di un endoprotesi all’aorta addominale (a cui era già stato sottoposto nel 2015), né tanto meno un intervento «a cielo aperto» in anestesia totale. Il paziente, infatti, non poteva essere intubato a causa della sua patologia pneumologica.

Parla Livio Arioldi, operato da sveglio per una aneurisma all’aorta addominale. Video di Yuri Colleoni

Solo l’epidurale

Per questo, dopo un approfondito consulto, Stefano Pirrelli, direttore della Chirurgia vascolare del «Papa Giovanni», con Lorenzo Grazioli, responsabile dell’Anestesia e della Rianimazione cardiochirurgica, decidono di procedere con un intervento «a cielo aperto» ma con il paziente sottoposto soltanto all’anestesia epidurale. In sostanza da sveglio. «L’intervento di rimozione dell’endoprotesi addominale e poi quello del taglio dell’aorta e della sua ricostruzione con una protesi compatibile è uno degli interventi più complessi di chirurgia vascolare. C’è il rischio di lacerazione dell’aorta e a volte si rende necessario ricostruire vasi renali e viscerali. Abbiamo dovuto quindi effettuare la rimozione della protesi e la riparazione dell’aorta, con l’eliminazione dell’aneurisma, entro un’ora e mezza circa, anche se l’intervento complessivo è durato circa tre ore. Una lotta contro il tempo, con un paziente anziano e soprattutto sveglio».

«Non avevo altra scelta: vivere o morire»

Un intervento perfettamente riuscito, senza alcuna complicazione per il paziente. Livio Arioldi è stato ricoverato per un giorno in Terapia intensiva, poi nel reparto di Chirurgia vascolare ed entro pochi giorni potrà essere dimesso. «Io mi sento benissimo. E sono felice così - racconta Livio Arioldi dalla sua stanza di degenza al «Papa Giovanni» – . Se ho avuto paura? Ma nient’affatto: si trattava di vivere e o morire, non c’era altra scelta. Comunque non ho sentito proprio nulla, ho parlato anche con i chirurghi durante l’intervento e gliel’ho pure detto: io sto bene, continuate tranquilli, fate quello che dovete». L’intervento è stato eseguito mercoledì 22 febbraio da Stefano Pirrelli, Marco Fioruzzi e Gianmarco Zuccon assistiti dallo specializzando Franco Ferrari. Per la parte anestesiologica in sala c’erano Lorenzo Grazioli e Mario Mezzapesa, con gli specializzandi Clara Aiello e Giovanni Argiroffi. Per la parte infermieristica, hanno collaborato la strumentista Nadia Sonzogni, Elisabetta Beghini, Giulia Leidi e Arianna Belloni, con il coordinamento di sala di Maria Berardelli.

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