Piazza Dante, i giardini intitolati a Enzo Tortora. Il 17 giugno inaugurazione con la figlia Gaia

Sabato 17 giugno, a 40 anni esatti dal suo arresto, l’intitolazione a Enzo Tortora dei giardini di piazza Dante.

I giardini di Piazza Dante saranno intitolati a Enzo Tortora: l’appuntamento, con il sindaco di Bergamo Giorgio Gori e la figlia di Tortora, Gaia, è in agenda il prossimo sabato 17 giugno, 40esimo anniversario dell’arresto del popolare conduttore televisivo. Alle ore 18 Gaia Tortora presenterà alla Sala Galmozzi (via Tasso, 4) il libro nel quale ripercorre la vicenda che portò all’incarceramento di suo padre, libro dal titolo «Testa alta, e avanti»: al termine, intorno alle ore 19.30, è in programma lo scoprimento della targa dedicata a Enzo, nel cuore di piazza Dante.

La decisione del Comune di Bergamo

La decisione di intitolare a Enzo Tortora questo luogo della città è stata presa dalla Giunta del Comune di Bergamo raccogliendo una proposta di Radicali e +Europa di Bergamo e in accordo con la Commissione toponomastica del Comune.

Enzo Tortora (all’anagrafe Enzo Claudio Marcello Tortora, nato a Genova il 30 novembre 1928 e morto a Milano il 18 maggio 1988) è stato un noto conduttore e autore televisivo e radiofonico, attore, giornalista e politico italiano, vittima di un clamoroso caso di errore giudiziario: fu imputato di gravi reati sulla scorta di accuse, formulate da soggetti provenienti da contesti criminali, addirittura di associazione camorristica e traffico di sostanze stupefacenti.

Dopo sette mesi di reclusione, nel gennaio del 1984, fu liberato, ma il 17 settembre 1985 i due pubblici ministeri del processo, Lucio Di Pietro e Felice di Persia, ottennero la sua condanna a dieci anni di carcere. La sua innocenza fu dimostrata e riconosciuta il 15 settembre 1986, quando venne infine assolto dalla Corte d’appello di Napoli, con sentenza confermata dalla Corte di cassazione nel 1987. Durante questo periodo, Tortora fu eletto europarlamentare per il Partito Radicale (carica dalla quale si dimise, rinunciando all’immunità parlamentare, per affrontare gli arresti), di cui divenne anche presidente. Tortora morì nel 1988, un anno dopo la sua definitiva assoluzione.

Proprio dall’essere «simbolo della ricerca di verità e giustizia» nasce la proposta di intitolare i giardini di piazza Dante – proprio dove anni fa fu posta una targa, poi trafugata da ignoti - a Enzo Tortora. L’intitolazione era prevista nel mese maggio, ma è stata rinviata per via del maltempo: è stata quindi riposizionata in calendario in un giorno particolarmente significativo della vicenda Tortora, ovvero il giorno stesso dell’arresto, avvenuto esattamente 40 anni fa. Appuntamento alle ore 19.30, la partecipazione è libera.

Il libro della figlia Gaia

Gaia Tortora è ora giornalista televisiva e vicedirettrice del Tg La7. Conduce «Omnibus», primo talk del mattino. Ha due figlie, Beatrice e Costanza. La vicenda del padre Enzo rappresenta “uno dei più clamorosi casi di malagiustizia del nostro Paese, ma anche un calvario umano che durerà anni, deviando il corso delle vite di tutte le persone coinvolte. Nel libro, edito da Mondadori, «A testa alta, e avanti» Gaia Tortora ne racconta la storia.

Alla presentazione del libro, organizzata alle 18 di sabato 17 giugno nella sala Galmozzi di via Tasso 4 dall’Associazione InnovaBergamo, partecipano Gaia Tortora, il sindaco di Bergamo Giorgio Gori e il deputato on. Filippo Sensi. Ingresso libero con prenotazione a [email protected]

La trama

Roma, 17 giugno 1983. Gaia, quattordici anni, esce di casa di primo mattino con lo zaino in spalla. È il giorno del suo esame di terza media. Procede spedita verso la scuola e non sa che, poche ore prima, le forze dell’ordine hanno fatto irruzione in una camera dell’Hotel Plaza e arrestato suo padre per associazione camorristica e traffico di droga. Quando la televisione lo ritrae all’uscita del commissariato, stretto tra due carabinieri, le manette bene in vista, Gaia smette di parlare. Le immagini, invece, non si fermano: fanno il giro di tutte le prime pagine e dei telegiornali. Perché suo padre è Enzo Tortora, uno dei più famosi presentatori della televisione italiana, noto per i modi eleganti, la vasta cultura, un’integrità intellettuale esemplare. In poche ore (e per mesi) Tortora diventa l’oggetto di una violenta gogna mediatica: il coro di intellettuali e giornalisti è quasi unanime, grida «colpevole». Inizia così uno dei più clamorosi casi di malagiustizia del nostro paese, ma anche un calvario umano che durerà anni, deviando il corso delle vite di tutte le persone coinvolte. In questo libro Gaia Tortora racconta la sua storia, nella consapevolezza che non sia solo sua: ogni giorno tre innocenti finiscono in carcere per errore, più di mille cittadini l’anno. E i media continuano a comportarsi come fecero con suo padre: titoloni per additare i presunti colpevoli e, quando va bene, trafiletti seppelliti nelle ultime pagine a segnalare l’assoluzione, il proscioglimento, l’errore giudiziario. Condividere il proprio intimo dolore, allora, diventa un modo per combattere contro l’ingiustizia, per impedire che tutto ciò si possa ripetere. E andare avanti, come le diceva suo padre, a testa alta.

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