Processo Bossetti, scintille tra avvocati
Battaglia in aula sulla foto satellitare

Ci sono state scintille tra la difesa di Bossetti e gli avvocati di parte civile della famiglia di Yara su alcune slide con le quali gli avvocati del muratore cercano di dimostrare come il corpo della ragazzina non possa essere rimasto per tre mesi nel campo di Chignolo d’Isola, come sostenuto dell’accusa.

Uno degli avvocati di Bossetti, Claudio Salvagni, ha mostrato delle fotografie tratte da un satellite dei giorni precedenti al ritrovamento del corpo per sostenere la sua tesi. «Quella foto è tarocchissima - ha detto uno degli avvocati della famiglia, Andrea Pezzotta - stiamo ben oltre il limite e mi riservo un esposto». La fotografia, hanno spiegato gli stessi difensori dell’imputato, presentava una barretta per evidenziare dove si doveva trovare il corpo che, dall’immagine mostrata in aula, non si vede. «Quella barretta dovrebbe rappresentare l’altezza del corpo di una persona ma è in proporzione più larga della strada che è larga tre metri. E’ un falso». Immediata la risposta di Salvagni: «Non posso essere continuamente interrotto».

Gli avvocati Claudio Salvagni e Paolo Camporini sono andati all’attacco del Dna, chiedendo un nuovo esame: «Per aver una prova che comporta l’ergastolo per una persona bisogna rispettare le regole imposte dalla comunità scientifica che ci sta guardando». Gli avvocati si accingono a illustrare quelle 261 “criticità» che inficerebbero il processo di formazione dell’ accertamento genetico.

Nell’aula della Corte d’assise di Brescia sono presenti oltre a Bossetti, sua moglie, Marita Comi, sua madre Ester e sua sorella Laura. La giornata è interamente dedicata all’intervento dei difensori, cominciato l’udienza scorsa. Il 14 luglio le repliche e il 17 la camera di consiglio per la sentenza. «Ho massimo rispetto per le istituzioni ma, quando sbagliano, perché sono costituite da uomini, va ammesso». Uno degli avvocati di Massimo Bossetti, Claudio Salvagni, ha elencato le presunte «criticità» nel lavoro del Ris dei carabinieri che ha portato all’individuazione del Dna di ’Ignoto1’. Dna poi attribuito all’imputato. Queste “criticità» impongono, per la difesa, che sia ripetuto l’esame. «Questo affinché tutti siamo più sereni». L’intervento dei difensori proseguirà anche nel pomeriggio.

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