Caso Yara, scintille e muro contro muro
tra il genetista Capra e il pm sul Dna

È ripreso stamattina, venerdì 12 febbraio, il processo a carico di Massimo Bossetti, accusato di aver ucciso Yara Gambirasio. In programma, nella 27ª udienza, il controesame del pm Letizia Ruggeri a Marzio Capra, consulente e genetista della difesa.

Il controesame a Capra era in programma venerdì scorso, ma è stato spostato di una settimana in quanto gli stenografi hanno avuto bisogno di tempo per trascrivere l’interminabile esposizione del genetista che aveva parlato per ben sette ore due mercoledì fa. La mole di dati e considerazioni esposti da Capra esigeva un approfondimento dell’accusa in preparazione del controesame e come conseguenza ha avuto l’annullamento dell’udienza fissata per venerdì 5 e un aggiornamento alla giornata odierna.

Prima di Capra c’è stato però il controesame di Sarah Gino, medico legale esperto in Genetica forense e pure lei consulente della difesa, che ha sottolineato come sotto la felpa di Yara ci fossero formazioni pilifere che non potevano essere state trasportate successivamente e ci fossero 11 profili genetici tutti significativi. Profili che avrebbero meritato un approfondimento. Da segnalare che non è presente l’avvocato Claudio Salvagni, uno dei due legali di Bossetti. Presente invece l’avvocato Stefano Camporini.

Si è intanto saputo che nell’estate 2014 la famiglia Bossetti, per vederci chiaro, aveva commissionato privatamente un’indagine all’Università di Torino perché verificasse la paternità di Giovanni Bossetti verso l’imputato e si è avuta la conferma che Massimo Bossetti non è figlio naturale di colui che era considerato suo padre.

Il dettaglio è emerso durante il controesame a Sarah Gino, consulente della difesa. A lei l’avvocato Andrea Pezzotta, che assiste la famiglia Gambirasio, ha chiesto conto di alcuni esami sulla paternità fatti eseguire privatamente dai Bossetti dopo l’arresto del familiare Massimo, il 16 giugno 2014.

«Sì, nell’estate del 2014 fui incaricata dall’Università di Torino, alla quale si rivolse la famiglia Bossetti, di verificare se Giovanni fosse il padre di Massimo», ha detto Gino. «E il risultato qual è stato?», ha chiesto l’avvocato Pezzotta. «L’esito del test è stato negativo - ha replicato la genetista -. Massimo è figlio di un altro uomo». Non è chiaro se l’imputato fosse a conoscenza di questa verifica chiesta dai familiari: quando se n’è parlato in aula, il muratore - come sempre seduto di fronte alla corte, a destra della presidente - si è limitato ad abbassare lo sguardo.

È venuto quindi il momento del controesame a Capra e sono state scintille, un muro contro muro, con il pm Ruggeri. Tanto che il genetista della difesa, quasi urlando, ha protestato con il pm dicendo non doveva permettersi di mettere in dubbio le sue capacità professionali perché lui ha pieno titolo per studiare il Dna. Capra ha criticato il lavoro dei Ris proprio sul Dna e ha sollevato la questione dei due profili genetici, denominati Donna1 e Uomo2, rintracciati sui guanti di Yara. Il genetista non ha capito perché non si è indagato di più su questi due profili , visto che - almeno secondo lui - non c’è traccia di comparazioni nelle 60 mila pagine dell’inchiesta.

La tensione è rimasta alta e Capra, parlando della relazione dei Ris, ha sottolineato di non spiegarsi come la traccia dal quale è stato estrapolato il Dna di Ignoto1 è stata definita ottima e come invece sia stato impossibile individuare a che sostanza sia riconducibile. E ha espresso anche dubbi su come si sia arrivati alla traccia di Ignoto1.

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