Ue, c’è l’accordo sul Recovery fund
Conte: «Con 209 miliardi l’Italia riparte»

Ha una dotazione di 750 miliardi di euro, di cui 390 miliardi di sussidi. Il bilancio è stato fissato a 1.074 miliardi. Il premier: il miglior accordo possibile. Ecco cosa significa per l’Italia.

I leader europei hanno raggiunto un accordo sul Recovery Fund ed il Bilancio Ue 2021-2027 al termine di un negoziato record durato quattro giorni e quattro notti. Lo annuncia il presidente del Consiglio Ue Charles Michel all’alba di martedì 21 luglio, intorno alle 5 di mattino. All’adozione delle conclusioni è seguito un applauso. Il Recovery Fund ha una dotazione di 750 miliardi di euro, di cui 390 miliardi di sussidi. Il bilancio è stato fissato a 1.074 miliardi.

Conte: con 209 miliardi l’Italia può ripartire con forza

«Avremo una grande responsabilità: con 209 miliardi abbiamo la possibilità di far ripartire l’Italia con forza e cambiare volto al Paese. Ora dobbiamo correre», le prime parole del premier Giuseppe Conte in un punto con la stampa all’alba. «Siamo soddisfatti: abbiamo approvato un piano di rilancio ambizioso e adeguato alla crisi che stiamo vivendo – ha continuato –. Abbiamo conseguito questo risultato tutelando la dignità del nostro Paese e l’autonomia delle istituzioni comunitarie». Ecco il discorso completo del premier sul suo profilo Facebook:

�� Accordo concluso al Consiglio europeo. In diretta da Bruxelles ��

Pubblicato da Giuseppe Conte su Lunedì 20 luglio 2020

Michel, ci siamo riusciti, l’Europa è solida e unita

«L’abbiamo fatto. Ci siamo riusciti. L’Europa è solida, è unita. È stato difficile», ma «è stata una maratona che è finita con un successo per tutti. È un momento centrale nella storia dell’Europa. È la prima volta che rafforziamo insieme le nostre economie contro la crisi», ha detto il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel.

Il presidente francese Emmanuel Macron ha parlato di “giornata storica per l’Ue», che per la prima volta mette in comune il suo debito per rafforzarsi e reagire alla crisi seminata dal Covid-19. Un «buon segnale» per Angela Merkel, mentre per il commissario Paolo Gentiloni il Next Generation Eu «è la più importante decisione economica dall’introduzione dell’euro».

I punti dell’Intesa: l’accordo alle 5 di mattina dopo quattro giorni di trattativa

L’annuncio dell’intesa è arrivato intorno alle 5.30 del mattino, dopo che i leader hanno trascorso ore e ore a ricontrollare tutti i documenti concordati. L’ultimo tema più controverso - il rispetto della condizionalità sullo stato di diritto - invece, è stato risolto per acclamazione contraddicendo le più fosche previsioni. La soluzione è stata individuata dopo un meticoloso lavoro di cucitura, a piccoli gruppi, svoltosi nella giornata di lunedì, per modificare la proposta presentata sabato. Un testo in cui la condizionalità è stata così tanto diluita che lo stesso leader ungherese, Viktor Orban (pronto alla guerra totale assieme al polacco Mateusz Morawiecki) ne ha addirittura applaudito con entusiasmo l’adozione, arrivando a congratularsi con Macron per gli input risolutivi.

Un punto fermo sulla madre di tutte le battaglie, il Recovery Fund, era già stato messo nel pomeriggio di lunedì. La dotazione complessiva del piano per sostenere i Paesi più colpiti dal passaggio del Covid-19 è rimasto fissato a 750 miliardi. E dopo varie oscillazioni (da 500 a 450, a 400) l’asticella della quota di sussidi si è fermata a 390 miliardi di euro, con la Resilience e Recovery Facility, il cuore del Fondo per il rilancio economico, allocato direttamente ai Paesi secondo una precisa chiave di ripartizione, a 312,5 miliardi.

La sforbiciata ha ridotto invece i trasferimenti spacchettati tra i programmi, 77,5 miliardi (rispetto ai 190 mld pensati dalla Commissione). In particolare, è stata azzerata la dotazione di Eu4Healt, il nuovo programma europeo per la sanità.

A farne pesantemente le spese, anche il Just Transition Fund e il Fondo agricolo per lo sviluppo rurale. Il bilancio europeo 2021-2027 è rimasto a 1.074 miliardi di impegni. Ma sono stati accontentati i Frugali con succulenti rebate, i rimborsi introdotti per la prima volta su richiesta del Regno Unito ai tempi di Margaret Thatcher, che con la Brexit molti leader Ue avrebbero voluto cancellare. In alcuni casi sono stati raddoppiati. Alla Danimarca sono andati 322 milioni annui di rimborsi (rispetto ai 222 milioni della proposta di sabato); all’Olanda 1,921 miliardi (da 1,576 miliardi) ; all’Austria 565 milioni (da 287), e alla Svezia 1,069 miliardi (da 823 milioni).

Risolta anche la spinosa questione della governance sull’attuazione delle riforme dei piani nazionali che dovranno essere presentati dai Paesi per avvalersi delle risorse. La chiave di volta è stato un super-freno di emergenza emendato, oggetto di un negoziato durissimo tra Giuseppe Conte e Mark Rutte durato fino all’ultimo minuto, del quale il coriaceo olandese alla fine si dice soddisfatto.

In sostanza, i piani presentati dagli Stati membri saranno approvati dal Consiglio a maggioranza qualificata, in base alle proposte presentate dalla Commissione. La valutazione sul rispetto delle tabelle di marcia e degli obiettivi fissati per l’attuazione dei piani nazionali sarà affidata al Comitato economico e finanziario (Cef), gli sherpa dei ministri delle Finanze. Se in questa sede, «in via eccezionale», qualche Paese riterrà che ci siano problemi, potrà chiedere che la questione finisca sul tavolo del Consiglio Europeo prima che venga presa qualsiasi decisione.

Che cosa significa per l’Italia

All’Italia l’intesa porta una dote di 209 miliardi. Il premier Giuseppe Conte è riuscito infatti a strappare un piatto ancora più ricco (82 miliardi di sussidi e 127 di prestiti) rispetto alla proposta della Commissione di maggio, che destinava al nostro Paese 173 miliardi (82 di aiuti e 91 di prestiti).

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