Unibg, Erasmus torna ai livelli pre Covid: 700 studenti coinvolgi nel progetto

Università. Sono 450 i giovani del nostro ateneo all’estero, mentre 225 provengono da altre università. Nicora: «Esperienze di incontro con culture diverse».

Il significato è letterale, oltre che metaforico: ripartenza. Accenti e lingue straniere che si mescolano e culture che s’incrociano, chi in partenza e chi in arrivo. Destinazione Bergamo: l’Erasmus è ripartito, anzi è come ai livelli pre-Covid. Un ritorno alla normalità dai numeri importanti per l’Università di Bergamo: sono circa 450 gli studenti dell’ateneo al momento «fuori» per gli studi all’estero (e 60 di questi studenti hanno come destinazione un Paese extra-Ue, dagli Usa alla Cina e fino al Brasile tra le mete più frequenti), mentre in «entrata» sono 225 gli universitari qui in Erasmus. In totale quasi 700 progetti in corso. «Abbiamo ampiamente recuperato i numeri della pandemia, anzi con una tendenza a salire rispetto al pre-Covid – premette Flaminia Nicora, prorettrice con delega all’Internazionalizzazione -. È una tendenza che apprezziamo: significa che i ragazzi comprendono molto bene il significato di avere un’esperienza di mobilità internazionale. È una disponibilità degli studenti ad aprirsi al mondo, cogliendo anche quei preziosi aspetti di competenze trasversali che vanno oltre la modalità classica di frequentare l’università. È un’esperienza di incontro tra culture diverse».

In «entrata» si trovano soprattutto studenti spagnoli, tedeschi e francesi, «ma ci sono anche studenti che provengono da Paesi extra europei – spiega Nicora -, dal Giappone al Kazakistan al Marocco». L’Erasmus – la possibilità di vivere un segmento del proprio percorso in un ateneo estero, mediamente per un semestre o un intero anno accademico, seguendo corsi e sostenendo esami – è un’esperienza per «acquisire una mentalità », rimarca Nicora. Vale in entrambe le direzioni, sia per chi parte dall’Unibg verso il mondo e sia per chi dal mondo arriva all’Unibg. «È un elemento che cerchiamo di portare sempre più dentro l’ateneo – prosegue la docente -. L’internazionalizzazione riguarda anche il corpo docente, con un sostegno molto forte: c’è la presenza di visiting professor (docenti di altri atenei esteri che giungono qui per periodi di ricerca e/o didattica, ndr), corsi integrati in co-docenza con personale del nostro ateneo e personale estero. Uscire e sperimentarsi in una dimensione internazionale è parte importante del proprio percorso».

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