«Preghiamo gli uni per gli altri»
Uniti per superare la pandemia

Riuniti sotto il portico del Palazzo della Ragione i rappresentanti delle religioni musulmana, Hare Krishna, bahai, sikh, cristiano ortodossa e cattolica hanno pregato con il vescovo Francesco Beschi.

Riuniti sotto il portico del Palazzo della Ragione i rappresentanti delle religioni musulmana, Hare Krishna, bahai, sikh, cristiano ortodossa e cattolica hanno pregato nel pomeriggio di giovedì 14 maggio con il vescovo Francesco Beschi. Ciascuno ha offerto una sua riflessione sul tema della fratellanza che in questo momento unisce tutto il mondo nel dramma della pandemia. «Preghiamo gli uni per gli altri» ha detto il vescovo. Al termine ciascuno dei dieci presenti alla preghiera ha preso un ramo d’ulivo come segno di pace e fratellanza tra i popoli.

Il Vescovo Francesco, in quello che ormai è diventato un appuntamento il giovedì pomeriggio, uniti a distanza in preghiera, alle 17.30, attraverso Bergamo Tv, ha invitato oggi a un momento molto particolare che sostituisce per questa settimana la recita del Santo Rosario, accogliendo l’invito di Papa Francesco che così ha annunciato: «Ho accolto la proposta dell’Alto Comitato per la Fratellanza Umana affinché il prossimo 14 maggio i credenti di tutte le religioni si uniscano spiritualmente in una giornata di preghiera e digiuno e opere di carità, per implorare Dio di aiutare l’umanità a superare la pandemia

A Bergamo sono presenti gruppi consistenti di Musulmani, Sikh, Hare Krishna, Baha’ i, Buddisti, Cristiani ortodossi e Cristiani protestanti e altri gruppi più piccoli di spiritualità diverse.

Dice il comunicato seguito all’ invito del Santo Padre: «Il virus colpisce i legami sociali, indebolisce le istituzioni, precipita famiglie e popoli nell’ abisso dell’ incertezza per il futuro. Papa Francesco vuole rispondere alla malattia che impone il distanziamento sociale con un nuovo legame, tra popolo e popolo, tra i popoli e il loro Creatore. Al microrganismo invisibile che confina tutti in uno spazio chiuso e in un tempo sospeso, il Papa intende contrapporre un movimento unitivo tra le culture e le religioni, fatto non solo di meditazione, bensì pure di carità. Desidera aprire nuovi spazi, disegnare un’ idea di futuro. Il mondo della globalizzazione, che ci sembrava vasto, è diventato piccolo. Il male lo percorre a grandi passi, ignaro delle frontiere, mietendo vittime senza fare distinzioni di fede. Per questo c’ è bisogno di vicinanza e d’ incontro».

Papa Francesco si fa araldo dell’ unità del genere umano e questa preghiera ecumenica e interconfessionale si configura nell’ orizzonte della firma ad Abu Dhabi del «Documento sulla Fraternità Umana per la Pace mondiale e la coesistenza comune».

Per questo, incoraggia la collaborazione internazionale per sconfiggere il virus. A partire dalla fede dei diversi gruppi religiosi, si vorrebbe arrivare ai gruppi sociali fino ai responsabili della vita politica, affinché questo momento di preghiera per invocare la fine di questa pandemia diventi anche di solidarietà e di impegno personale di responsabilizzazione, di cui il digiuno è segno forte.

Nonostante sfumature e pratiche sensibilmente diverse tra loro, la preghiera dispone ciascuno in ogni caso a un atto d’ amore aperto al bene dell’ altro e all’ accettazione. Digiuno e carità sono sia atti individuali sia comunitari, che esigono una vera consapevolezza dell’ azione da intraprendere.

Infatti ciascuno, a prescindere dalla cultura, dalla situazione economica, dalla fede o dalla laicità, risente e sente l’ immensità del grido dell’ umanità sofferente. Questo è lo stile del cammino per far fronte alla crisi umana e umanitaria in cui siamo tutti protagonisti per costruire insieme un «sano» futuro di Fraternità, di Pace e di Coesistenza comune.

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