Volete invitare a cena un bergamasco?
Le cinque (simpatiche) cose da sapere

«Il giornale del Cibo» pubblica una divertente guida con cinque raccomandazioni se avete deciso di invitare un bergamasco a cena. È tutta da ridere.

Giulia Ubaldi ha scritto un divertente articolo sul Giornale del Cibo che fornisce cinque irrinunciabili consigli a chi (malauguratamente????) decide di invitare un bergamasco a cena. Le cose da sapere non sono tante ma è meglio non sbagliare per non rovinare la serata.

Innanzitutto per capire il bergamasco si deve aver presente che «caràter de la rassa bergamasca, fiama de rar, sòta la sènder brasca, ovvero che il carattere della razza bergamasca s’infiamma raramente, ma sotto la cenere si nasconde la brace». Poi bisogna sapere da quale parte di Bergamo proviene se viene dalla città guarderà sempre un pò altezzoso quelli delle valli e viceversa i montanari guardano con diffidenza i troppo urbanizzati.

Dopo queste premesse Giulia Ubaldi entra nel vivo, ecco i cinque consigli:

1- Che tutto sia riparato
«Per prima cosa assicuratevi che non ci sia niente di rotto in casa: il pasto potrebbe trasformarsi in un intervento tecnico. Infatti il bergamasco è talmente lavoratore dentro, abituato a riparare sempre ciò che non va, che se trova qualche problema in casa proprio non riuscirebbe a resistere alla fortissima tentazione di prendere in mano cacciavite, martello e trapano e aggiustare tutto. Inoltre, sperate che la vostra casa sia stata costruita bene in origine, altrimenti parlerà per tutta sera di quanti muratori facciano il loro lavoro con poca serietà.

2- Meglio a pranzo
Proprio per questa sua indole al lavoro, il bergamasco si alza molto presto, solitamente. Così, se lo invitate per cena, non fatelo oltre le sei e mezza, motivo per cui sarebbe preferibile invitarlo a pranzo: in questo modo, è più sereno nel godersi il pranzo con voi visto che ha già lavorato almeno 7-8 ore, altrimenti potrebbe stare tutto il tempo con l’orologio in mano in attesa di tornare a casa il prima possibile.

3-Polenta e polenta
Qualsiasi sia il piatto che decidete di preparare per il vostro invitato, accompagnatelo sempre e comunque con un po’ di polenta. Anche se la portata principale è già la polenta, non servite mai la polenta senza un po’ di polenta. Il bergamasco, infatti, della polenta ha un bisogno viscerale; ci è cresciuto, ce l’ha nel sangue e di certo sua mamma non gliel’ha mai fatta mancare, dai primi giorni di gravidanza, alle domeniche in famiglia (estive incluse) fino all’ultimo pasto consumato insieme. Dunque, che taragna, con osei (uccellini) o concia (burro e formaggio d’alpeggio) sia!

4-Olio negòt (olio niente)
Anche se la ricetta che state cucinando prevede l’utilizzo dell’olio, voi per sicurezza utilizzate il burro. Nella cucina bergamasca il burro è una sorta di passaggio di iniziazione: qualsiasi piatto non può “essere”, cioè entrare in atto se non è stato passato o saltato anche solo poco nel burro, poiché resterebbe un piatto “in potenza”.

5- Attenzione ai formaggi
Sapendo che i formaggi delle valli bergamasche sono tra i migliori del mondo, evitate di proporne altri, magari francesi così “per curiosità”. I bergamaschi sono, giustamente, fieri della loro variegata produzione casearia e ghè ne mia de bale de star lì a provarne altri quando hanno i loro che sono a dir poco ottimi. E poi a Bergamo si dice che la boca no l’è stràca se no la sènt de vàca, cioè che la bocca non è stanca di mangiare se non sa di vacca. Dunque, qualsiasi pasto, anche il più abbondante e sostanzioso, si concluderà davvero solo con un buon pezzo di formaggio. Pota, devo forse ricordarvi l’altissima qualità di formaggi quali il Taleggio DOP e lo Strachìtunt?

© RIPRODUZIONE RISERVATA