Una squadra indistruttibile, una notte indimenticabile. Evviva l’Atalanta dei nostri sogni

commento. Il post-partita di Roberto Belingheri

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E’ durata un mese, questa partita. Ma alla fine l’Atalanta è in semifinale. In semifinale, come la squadra eroica del 1988, che se la giocò con il Malines. L’avevamo detto: questa notte sarà nostra per sempre comunque andrà. E’ andata. E’ andata bene. E chi c’era nel 1963, e poi nel 1988, adesso ha un’altra notte da segnare in rosso sul calendario. Chi non c’era, adesso ne ha una. E di questa partita non dimenticherà nulla, non un minuto, non dov’era, non con chi era, non i commenti, non le voci, non la fatica. E nemmeno la paura, all’inizio, quando Ruggeri stende troppo quel braccio ed è rigore. Speri in Musso, ma no: 1-0, non è neanche cominciata. Temi il tracollo emotivo, ma la squadra tiene, undici leoni, ogni tanto capita anche di trovare la giocata e il Liverpool picchia, mamma come picchia. Gasp si agita, tutti ci agitiamo, l’occhio va al cronometro che non passa mai, maledetto. Pare che si giochi da mezza giornata e siamo solo al 23’. Musso para, Salah sbaglia, la sensazione è che il gol possa arrivare di qua, ma resta il retropensiero che se pungessimo un pizzico di più loro dietro non sarebbero invulnerabili. Carta canta, d’altronde, all’andata. Segna Koop e prima ancora di vedere la bandierina l’urlo fa tremare i muri. Poi, si strozza. Intervallo, un popolo è già stremato.

 

Temi, ovviamente, una ripresa alla morte del Liverpool, per provare subito ad accorciare. Ma l’Atalanta tiene. Musso esce ovunque, Kolasinac strappa pure i piedi agli avversari, Zappacosta sombrera qua e là, tra le due sembra il Liverpool la squadra più stanca. Occhio al cronometro, è il 65’ e il gol sembra maturo più per noi che per loro. Ci prova Koop, ci prova Ederson, con un gol l’elefante sarebbe steso nel corridoio, ma invece no. Però lo vedi che il Liverpool ci crede sempre meno, che le geometrie si allungano, che qualche palla la buttano su anche loro, un po’ come capita. Gasp cambia, e stavolta Cdk e Lookman entrano decisi nella partita. Passa, il cronometro, adesso meno lentamente. Loro non ci credono, l’Atalanta sì. Koop chiede incitamento al pubblico, ma più di così è impossibile. Klopp che si siede in panchina è il segno della resa. Mancano dieci minuti, più o meno, ma se non ci crede più lui ci dobbiamo credere noi. Giri di lancette e Gasp fa segno che uno, ne manca uno solo.

Un minuto alla leggenda, a un altro sogno che questa squadra ci ha regalato, a un’altra notte che non ci scorderemo, a bambini che stanotte andranno a letto tardi e faticheranno a dormire, perché i loro eroi hanno fatto una cosa gigantesca, contro una squadra tra le più forti del mondo. E’ tutto vero, ragazzi. Siamo in semifinale di Europa League. E stanotte non ci viene da dire altro, se non grazie a chi questo sogno l’ha pensato, costruito, ci ha creduto, l’ha alimentato. Ha detto Gasp in mille di queste vigilie: noi ci giochiamo tutto ovunque, noi non scegliamo, perché questo è lo sport, di questo ha diritto la gente che vuol bene all’Atalanta. Evviva l’Atalanta, cari amici. Evviva l’Atalanta sempre.