Atalanta, il prof. Caudano tra Parma, rientro a scuola e gli ultimi pensieri (definitivi) su Papu e Gasp

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Triplice fischio, che la partita si porta via. Atalanta 3 - Parma 0. Il professor Caudano rifugge dall’idea che sia stato troppo facile, vincere contro un Parma pieno di assenze e assente dall’area dell’Atalanta per tutta la partita. Perché prima dell’inizio aveva pensato alla Spal dello scorso anno, a un pareggio per 0-0 contro l’Empoli nella primavera di due anni fa e anche alla maledetta sera contro i danesi in Champions, fanalini di coda fastidiosi oltre ogni previsione. Insomma, di facile non c’è niente, nel calcio come nella vita: mai disprezzare un risultato acquisito. Epifania, che tutte le feste si porta via. Per Caudano il 7 gennaio è il vero ingresso nell’anno. Altro che l’1, rimpiattato là, nell’intontimento del Capodanno e protetto da quasi una settimana di vacanza. Con il 7 tutto finisce e tutto ricomincia. Ora sarà di nuovo scuola, pensa il buon Elvio. La collega Margherita ha scritto sempre e non si è lasciata vedere mai, durante le vacanze di Natale. Del resto, vedersi praticamente non si poteva. Caudano cercherà di capire incontrandola in corridoio, dal sorriso e dallo sguardo, se ancora vive in lei la curiosità di conoscerlo meglio. Dalla continuità dei messaggi, potrebbe anche sembrare. La pandemia, però, non ha favorito la loro amicizia.

Già, incontrandola a scuola. Ma quando? Sperava il 7. Ma il 4 la Regione Marche ha decretato che le superiori non riapriranno fino al 31. Lo ha appreso con sottile delusione. E Margherita ha avuto la gentilezza di scrivergli che dispiaceva anche a lei, che aveva “desiderio di rivederlo”. Tenui segnali.

Tenue didattica, quella da lontano, che riprenderà. Intervista di Gasperini. Intanto Caudano toglie dagli scaffali i libri che gli servono per preparare la ripresa della scuola. Senso di stanchezza. Argomenti spiegati anno dopo anno, che riguarda per puro scrupolo, quasi per rispetto ai ragazzi. Perché in cuore ha una regola aurea ascoltata chissà da chi: “Anche se insegni per l’ennesima volta un contenuto, ricordati che per i ragazzi sarà la prima e l’unica volta in cui lo ascolteranno”.

La Scapigliatura e Tacito in quinta, Ariosto in quarta, Terenzio in terza. Finisce prima lui delle interviste (dopo Gasp, ha tolto il volume e vede scorrere come in un acquario gli altri allenatori). Poi, spegne la televisione stessa. Silenzio. Elvio sogna che con le feste se ne vada anche la questione Papu, che gliele ha infestate. E un poco amareggiate.

Perché lui vuole bene a Gasp, vuole bene al Papu, ritiene l’irriconoscenza un peccato mortale e sa quanto l’Atalanta di questi anni dorati debba al suo (ex) capitano. Ci pensa ancora e gli viene una domanda: ma il Papu atalantino pre-Gasp, com’era? Ha in mente un paio di partite dell’inverno 2014. Da tempo voleva rinvenirne la sintesi in rete.

Le va a rivedere. Chissà perché gli erano rimaste impresse: un 3-2 con il Cesena e un 3-3 con il Palermo. A Bergamo entrambe. Cerca in Youtube. Le trova. Le riguarda. Il Papu gli pare uno dei tanti. Compare due volte, seriamente.

Sbaglia un colpo di testa piuttosto facile inserendosi da dietro, centralmente, contro il Cesena, e confeziona un cross dolce e perfetto per Bianchi contro il Palermo (molto simile a quello per Zapata in casa contro l’Ajax, solo che la capoccia di Bianchi deposita la palla fra le braccia del portiere avversario, mentre, per fortuna, quella di Zapata l’ha buttata in porta per l’1-2). Molto più presente, con assist e goal Maxi Moralez. Puro dato statistico.

 

Ma a Caudano rimane una sensazione: che il Papu pre-Gasp non fosse il leader che poi è diventato, e se ne stesse acquartierato nel gruppo, e non un gruppo eccelso (vi allignavano i Benalouane, i Del Grosso, i Baselli, gli Stendardo, i Bianchi). «Meglio andò con Reja», ragiona. Ma fino a che ci fu Moralez, cioè nel girone di andata, e comunque il Papu faceva il trottolino sulla destra come il piccolo Moralez lo faceva a sinistra (con Denis in mezzo).

Nulla a che vedere con ciò che sarebbe venuto dopo. “Quindi”, conclude, “riconoscenza per il Papu, ma anche dal Papu alla gestione tecnica che lo ha portato a piena maturazione”. Fine. Nel suo cuore di tifoso sentimentale, questa sorta di pareggio chiude la questione. Papu grande, ma grande soprattutto con Gasp. E Gasp grande nel saper ricostruire il suo giocattolo un’altra volta, anche senza il capitano.

La sera scorre, il Napoli si impiglia nelle (due) reti dello Spezia. Caudano ascolta la partita alla radio mentre prepara la sua cena modesta. Già, mai dare nulla per scontato, e mai disprezzare un risultato.