Fame in calo, ma nel mondo
805 milioni di persone denutrite

Se la percentuale degli affamati cronici nel mondo arretra almeno in termini assoluti, a far paura è la fame nascosta. Una forma di sotto-nutrizione spesso difficile da individuare e potenzialmente devastante che si verifica quando l’assorbimento e l’assunzione di micronutrienti, vitamine e minerali sono troppo bassi per garantire buone condizioni di salute e sviluppo.

Secondo i dati dell’Indice globale della fame 2014 presentato a Milano e in contemporanea mondiale in diversi Paesi (Francia, Germania, Usa, Regno Unito, Francia, Irlanda e Belgio) dal Cesvi, l’organizzazione non governativa bergamasca che opera in tutti i continenti, nel mondo oggi sono circa 805 milioni le persone cronicamente denutrite. Un numero drammaticamente alto anche se il trend della fame globale è in calo. Così come l’Indice della fame (calcolato da Ifpri, Welthungerlife e concern worldwide e che combina tre indicatori: la percentuale di popolazione denutrita, il tasso di mortalità infantile sotto i cinque anni e la percentuale di bambini sottopeso con meno di cinque anni) che dal 1990 ad oggi è diminuito del 39% passando da 20,6 a 12,5. «L’Indice riguarda 120 Paesi ed esclude quelli industrializzati. Due sono in condizioni estremamente allarmanti (Burundi ed Eritrea), 14 hanno un livello di fame allarmante e 39 grave», ha spiegato Giangi Milesi, presidente del Cesvi nella sala con l’affresco del Tiepolo nella sede dell’Ispi di Milano.

L’Asia meridionale (dove vive la maggioranza delle persone affamate del mondo) e la regione subsahariana hanno il più alto punteggio Ghi (Global hunger index) e presentano ancora un grande livello di fame. Ma ci sono anche aree geografiche in netto progresso: in Asia orientale e sud orientale dove l’indice si è addirittura dimezzato. Angola, Bangladesh, Cambogia, Ciad, Ghana, Malawi, Niger, Ruanda, Thailandia e Vietnam hanno riportato forti miglioramenti rispetto al 1990. «In molti casi l’indice aumenta laddove ci sono epidemie, catastrofi naturali e dove c’è un elevato numero di sfollati a causa di guerre e conflitti. È il caso dello Swaziland flagellato dall’Aids e dell’Iraq dove continua la situazione d’instabilità. Ma dal 1990 ad oggi i Paesi allarmanti sono passati da 44 a sedici, 12 dei quali a sud del Sahara», aggiunge ancora Milesi.

Il tema dell’approfondimento tematico dell’Indice globale di quest’anno è dedicato alla fame nascosta che colpisce due miliardi di persone - anche nei Paesi industrializzati - e che è responsabile dell’indebolimento del sistema immunitario e che può compromette lo sviluppo fisico e intellettuale dei bambini. La causa è la carenza di alcuni elementi nella dieta come iodio, zinco, ferro e vitamina A. Ma le sue conseguenze nel lungo periodo possono ripercuotersi anche sullo sviluppo socio-economico dei Paesi e a basso e medio reddito.

Quali azioni intraprendere dunque per arginare questo fenomeno? Per Catherine Leclercq, nutrizionista della Fao, bisogna agire principalmente sulle madri in gravidanza somministrando alcuni alimenti micronutrienti, fortificanti e biofortificanti prima della nascita del bimbo. E soprattutto diversificare la dieta equilibrando una buona combinazione di macronutrienti (carboidrati, grassi, e proteine), micronutrienti essenziali e altre sostanze come le fibre. «Le nostre società sono esauste. Serve maggiore fiducia nelle relazioni sociali e di questo approccio le donne devono esserne portatrici. Ci vuole cooperazione tra soggetti, perché oggi la più grande leva di cambiamento di cui disponiamo è la condivisone delle conoscenze», conclude Giangi Milesi.

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