Cultura e Spettacoli
Mercoledì 25 Novembre 2009
Riscoperto dipinto dimenticato
opera di Gian Paolo Cavagna
Affascina e sorprende rinvenire un dipinto dimenticato, tanto più un’opera di autore non solo noto, ma autorevole per qualità e valore storico-artistico. È successo di recente a Giuseppe Sangalli, presidente dell’Associazione amici della Biblioteca civica Angelo Mai, mentre stava riordinando e inventariando le testimonianze storiche ed artistiche della congregazione delle Figlie del Sacro Cuore di Gesù.
«Questa collezione – ricorda – comprende oggetti di culto e di uso quotidiano, quali abiti e libri, dei due fondatori bergamaschi della congregazione religiosa, Santa Teresa Eustochio Verzeri (1801-1852) e il conte canonico monsignor Giuseppe Benaglio (1767-1836), e alcuni ritratti di persone legate ai fondatori e alla congregazione. Allora notai un ulteriore dipinto ad olio su tela, di diverso soggetto e di elevata qualità e, ancor prima di leggere la firma riportata in basso a destra, ho pensato al pittore Gian Paolo Cavagna».
È una "Madonna col Bambino e Santi". Ella siede in trono al centro del dipinto. A destra in primo piano San Giovanni Battista rivolge lo sguardo allo spettatore, indossa sotto un manto la tradizionale veste di peli di cammello e sostiene l’agnello, suo principale attributo iconografico, accompagnato anche in questo caso dalla scritta latina "Ecce Agnus Dei". Il drappo con la frase evangelica si svolge lungo la sottile croce che San Francesco d’Assisi – rappresentato con i consueti stigmate, saio e cingolo a sinistra in profondità – porge al Bambino e che allude alla Passione di Cristo. Sullo sfondo un paesaggio naturale: uno squarcio di cielo, arioso e schiarito da luce soffusa, e una quinta di alberi.
«Ora che il dipinto è stato tolto all’oblio e reso leggibile nel suo impianto pittorico originale da un intervento di restauro sostenuto da Fondazione Credito Bergamasco, – precisa Giuseppe Sangalli – speriamo che qualche storico dell’arte vi si dedichi e ne approfondisca tutti gli aspetti».
La pala è firmata sulla pietra dipinta in basso a destra, con le usuali abbreviazioni «Io(an): Pau(lu)s Cavan(eu)s. F(ecit).». L’attribuzione a Gian Paolo Cavagna (Bergamo, 1556-1627) è avvalorata dall’intervento conservativo appena condotto sul dipinto dal Laboratorio di restauro Alberto Sangalli di Sombreno di Paladina, sotto la direzione di Amalia Pacia della Soprintendenza per i beni storici, artistici ed etnoantropologici della Lombardia occidentale.
Tutti i dettagli su L'Eco di Bergamo del 25 novembre
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