Un minuto con Dante Alighieri
«Sette P ne la fronte mi descrisse»

Dante e Virgilio sono ormai giunti alla porta del Purgatorio; tre gradini di colori diversi conducono alla soglia sulla quale siede un angelo vestito di grigio (il colore della penitenza), con due chiavi alla cintola ed una spada fiammeggiante nella mano.

SETTE P NE LA FRONTE MI DESCRISSE

9.103       Sovra questo tenea ambo le piante
9.104    l'angel di Dio, sedendo in su la soglia,
9.105    che mi sembiava pietra di diamante.

9.106       Per li tre gradi sù di buona voglia
9.107    mi trasse il duca mio, dicendo: "Chiedi
9.108    umilemente che 'l serrame scioglia".

9.109       Divoto mi gittai a' santi piedi;
9.110    misericordia chiesi e ch'el m'aprisse,
9.111    ma tre volte nel petto pria mi diedi.

9.112       Sette P ne la fronte mi descrisse
9.113    col punton de la spada, e "Fa che lavi,
9.114    quando se' dentro, queste piaghe", disse.


Dante e Virgilio sono ormai giunti alla porta del Purgatorio; tre gradini di colori diversi conducono alla soglia sulla quale siede un angelo vestito di grigio (il colore della penitenza), con due chiavi alla cintola ed una spada fiammeggiante nella mano. E' l'angelo portiere che ferma i pellegrini chiedendo loro cosa vogliono: vuole accertarsi, come aveva fatto già Catone il custode della santa montagna, se i due "hanno le carte in regola" per entrare.

Virgilio racconta che sono arrivati fin lì su indicazione di Santa Lucia, incarnazione della grazia illuminante, e l'angelo li invita ad avvicinarsi.
I tre gradini alludono alle tre fasi della penitenza: la contrizione del cuore, la confessione dei peccati, il proposito sincero di riparare al male commesso.

Dante a questo punto si sottopone ad un vero e proprio rito penitenziale: si inginocchia davanti all'angelo e gli chiede perdono battendosi per tre volte il petto. Dopo  tanta manifestazione di umiltà, condizione necessaria per entrare nel Purgatorio, l'angelo incide con la punta della spada sulla fronte di Dante sette P, ferite che alludono ai sette peccati, nell'ordine: superbia, invidia, ira, accidia, avarizia, gola e lussuria.

Al termine di ogni cornice Dante incontrerà altri angeli che, una alla volta, cancelleranno dalla sua fronte le tracce evidenti di queste tendenze peccaminose.

Curiosa ma significativa la scelta del poeta-pellegrino di rappresentare il peccato con un segno esteriore collocato in un punto del corpo così visibile, come se accettasse di buon grado l'umiliazione di esibire le ferite della sua debolezza umana, confidando nel perdono.

Enzo Noris

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