Tutto Zalone, intervista esclusiva:
se non ti riconoscono come vivi?

Checco, come nasce questo suo nuovo personaggio? «Dall'idea di interpretare il prodotto di vent'anni di berlusconismo, impersono quindi un uomo po' stupido, ma senza puntargli il dito contro, perché per me uno che è in difficoltà e continua a sorridere ha una grande qualità».

Checco, come nasce questo suo nuovo personaggio?
«Dall'idea di interpretare il prodotto di vent'anni di berlusconismo, impersono quindi un uomo po' stupido, che ci ha creduto, ma senza puntargli il dito contro, perché per me uno che è in difficoltà e continua a sorridere ha una grande qualità. Ma a prescindere da qualunque intento ideologico, che nel film proprio non c'è. Anche perché il nostro unico obiettivo è fare soldi» (ride).

Si è ispirato a qualcuno?
«Un po' a Cassano, soprattutto nella scena della mia intervista televisiva da Portofino quando spiego la differenza tra il vino secco e lo champagne cercando di rifuggire dal barese stretto, e un po' a qualche amico mio che si è comprato la macchina con un finanziamento di 12 anni a mille euro al mese».

E anche a lei stesso come padre?
«In effetti avere mia figlia Gaia (che ha otto mesi, ndr) mi ha spronato a raccontare questa storia e a interpretare un padre. È un fatto quindi che deriva dalla mia vita privata. Ma lo dico solo per dire una cosa interessante perché lo so che vi piace scrivere queste stupidaggini».

Se, quando sarà un po' più grande, Gaia le presentasse una pagella con tutti 10, porterà anche lei in vacanza nel Molise arretrato e senza bambini che ha dipinto nel film?
«Ce la porterò comunque perché devo chiedere scusa ai molisani, sui quali siamo andati un po' pesanti. Pensi che il presidente della Regione è venuto pure a ringraziarmi per tutto quello che ho fatto per il Molise, immagini io come mi sono sentito... In realtà è una terra bellissima dove la gente ci ha accolto con entusiasmo, anche perché non aveva mai visto le telecamere... No, scherzo: i bambini poi in realtà c'erano e rompevano anche le scatole sul set!».

«Cado dalle nubi» ha incassato più di 15 milioni, «Che bella giornata» ha superato i 45 milioni, «Sole a catinelle» viene distribuito in 1.250 copie: record assoluto per l'Italia. Si aspettava questo successo?
«No, ma lo sognavo e lo desideravo. In realtà da ragazzo volevo fare il musico, poi invece è partita per caso questa carriera da comico. Adesso però sono problemi seri perché visti i precedenti, qualsiasi cifra faccia questo film grideranno al flop».

Secondo lei è un buon film?
«Penso che arriverà alla gente, soprattutto alle donne. Contiene punte di comicità molto forti e la vostra reazione all'anteprima lo dimostra: non avevo mai sentito l'applauso in sala da parte della categoria peggiore che esista in natura, cioè quella di voi giornalisti».

Grazie. Quindi il suo film non ha difetti?
«Ci sono delle ingenuità delle quali mi sono accorto tardi pensando: "Ma perché l'ho fatto?". Però in linea di massima sono soddisfatto, come voto mi do 7. Anzi, 7 meno, dai!».

Fa più ridere o riflettere?
«Io spero che faccia ridere, a far riflettere ci pensano i professori».

Sulla crisi però c'è poco da ridere.
«Ma noi ci siamo andati leggeri, abbiamo fatto una commedia, non un'analisi fenomenologica. Ci piaceva il fatto che quest'uomo non l'avvertisse proprio. Speriamo che la gente lo trovi divertente».

Come vive la sua notorietà?
«Sarei un ipocrita se dicessi che la popolarità non mi piace o che mi dà fastidio. Per me il problema sarebbe piuttosto entrare in un locale e non essere riconosciuto, perché sentirei veramente che qualcosa sta finendo. Invece è bellissimo quando mi fermano per la strada e mi riconoscono. Ma a lei che non capita, come cavolo fa a vivere?».

Ce la faccio, ce la faccio. Di che cosa parlerà il prossimo film?
«Nel primo ho affrontato il tema dell'omosessualità e della Lega, nel secondo quello della differenza razziale, ma i temi si esauriscono. Spero quindi che ci sia ancora qualche problema sociale, così io ci faccio il nuovo film».

Patrizia Simonetti

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