Cultura e Spettacoli / Bergamo Città
Lunedì 08 Dicembre 2014
Bertinotti: più dialogo tra credenti e non
«Le parole del Papa un utile scandalo»
Martedì 9 dicembre alle 17,30 all’Università di Bergamo (sala conferenze della sede di Sant’Agostino), in occasione dell’uscita del libro, Fausto Bertinotti sarà ospite dell’ateneo per un incontro a cui intervengono il vescovo Francesco Beschi, Carlo Mazzoleni di Federmeccanica e Riccardo Bellofiore, docente.
Dialogo fra credenti e non, possibile e soprattutto necessario, denuncia radicale delle ingiustizie provocate dal turbocapitalismo, ricerca di una nuova via dopo il fallimento del comunismo, sguardo intrigante su Gesù e l’apostolo Paolo, ammirazione per Papa Bergoglio. Temi che contano, di grande delicatezza, meritevoli di essere discussi a più voci. Fausto Bertinotti, sul piano intellettuale, è disponibile a ricominciare «Sempre daccapo» come dice il titolo del suo ultimo libro, un dialogo di frontiera e impegnativo con don Roberto Donadoni, direttore editoriale della Marcianum Press, che ha pubblicato il saggio.
L’ex leader di Rifondazione comunista ed ex presidente della Camera, nell’individuare le sfide del nostro tempo (globalizzazione, multiculturalismo, capitalismo), sposta l’orizzonte al di là delle proprie convinzioni, che rimangono tali, colloquiando dei destini dell’uomo e della società. Bertinotti ha antiche familiarità con Bergamo sin da quando, di stanza a Novara, era un dirigente dei tessili Cgil: l‘amicizia con Lucio Magri e con il nucleo fondativo del Manifesto, con il sindacalista Giovanni Milani, fratello del più noto Eliseo, le frequentazioni con alcuni docenti della nostra Università.
Presidente, il titolo del libro vuol dire che è finita una storia e ne inizia un’altra?
«Vuol dire che il movimento operaio ha subito una sconfitta storica e perciò va ricostruito
daccapo. Anche dopo una sconfitta si può ricominciare: possiamo farlo, ma non in continuità
con la nostra storia».
Il cardinal Gianfranco Ravasi, nella prefazione, scrive che il libro assume
quasi la qualità di un testamento morale e intellettuale.
«Il cardinale mi gratifica di questa
definizione, persino troppo alta. Certamente illustro un processo di maturazione dentro la mia
esperienza di militante comunista lunga mezzo secolo. Un impegno in cui ho avuto modo di
confrontarmi anche con i cattolici: questo mondo e il mio hanno in comune, pur diversamente
coniugata, la difesa dell’uguaglianza».
Un punto centrale del libro è la sua proposta di una
«terza via», diversa dal comunismo
e
alternativa alla socialdemocrazia.
«Il termine “terza via”
va padroneggiato con cura, perché è
molto usato in sensi diversi. Ne
parlava già la sinistra del
Pci con Ingrao e qualche utilizzo ne
ha fatto lo stesso Berlinguer, per
finire a Blair che però la
coniuga in modo differente se non
opposto. Il mio riferimento vuol
parlare di un’idea per
superare la società capitalista, il cui
debito verso Marx penso sia
inalienabile, e
contemporaneamente propone di oltrepassare il
marxismo, ovvero la
fuoriuscita dallo
schema che aveva imprigionato e portato al fallimento il comunismo reale. Il
capitalismo
finanziario globale, in cui siamo immersi, non solo non propone di liberare il lavoro
e l’umanità,
ma produce la mercificazione dell’individuo con la cancellazione della
democrazia. Non è il
nostro mondo. La nostra storia, riprendendo il tema originario del
movimento operaio, oltre
che dei movimenti, del conflitto e della protesta, ha bisogno di
dialogare con quelle grandi
correnti di pensiero che – per usare le parole di Papa Francesco –
non accettano una società
“che fa del denaro il proprio idolo”».
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