Colori, musiche, piume e tulle
«La verità» incanta il Donizetti

Ci sono le acrobazie e il mondo del circo sul palcoscenico. Ci sono colori e musiche, piume e tulle. La prima de La verità di Daniele Finzi Pasca fa il tutto esaurito e incanta, diverte, meraviglia il pubblico che gioca con i suoi colori e le forme che piroettano nell’aria.

Anche la platea s’illumina per l’occasione: c’è chi gioca con piume, turbanti e cappelli, qualche abito lungo, un’esplosione di pellicce, vere o finte che siano, ma soprattutto tanto nero per questa serata che ha la magia addosso. Forse Bergamo poteva osare di più, ma chi l’ha fatto ci è riuscito bene. Come l’assessore alla Cultura Nadia Ghisalberti, in un abito nero con maniche in pelliccia (sintetica) bianche o il direttore artistico Maria Grazia Panigada che gioca con le cuciture a taglio vivo sul neoprene, nel dualismo bianco e nero tanto amato dalla stilista emergente D-Kola che le due donne della serata hanno scelto. In platea qualche abito cipria, gonna a palloncino, ancora troppi piumini.

Tra i volti noti non mancano il sindaco Giorgio Gori (senza accompagnatrice), Bozzetto e consorte, il vicesindaco Gandi con moglie al nono mese di gravidanza, bellissima col suo pancione e senza rinunciare al tacco; l’assessore Loredana Poli e, alla sua prima uscita ufficiale, la neodirettrice della Carrara Emanuela Daffra, in velluto bordeaux con calza di pizzo. E poi imprenditori, galleriste di Bergamo tra frange e paillettes. Il tutto ben condito da un universo acrobatico, quello in scena, che in una distesa di fiori, maschere, personaggi velati, crea l’incanto. A fare la differenza, tra tanti abiti scuri, ecco che primeggia Lorenzo Baronchelli, direttore artistico di Ambaradan, per l’occasione interprete d’eccellenza in un omaggio di Dalì, con i tipici baffi del maestro.

Voci di foyer parlavano di più Dalì in giro per il teatro, con un cambio delle ultime ore in linea con la filosofia del maestro. Del resto Dalì si considerava l’incarnazione stessa dell’arte surrealista: «Se al mondo ci fossero 9 milioni di Picasso, 10 milioni di Einstein e 12 milioni di Dalì – diceva -, è molto probabile che la terra sarebbe inabitabile».

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