Finalmente una musica che parla
al presente

Festival Pianistico di Bergamo e Brescia

Non inganni troppo il titolo, «Novecento Suite». Questo festival, forse più di tutti quelli di Pier Carlo Orizio, parla al presente . Se si prende la grafica deperiana, ossia futurista, il messaggio è chiaro: il Festival pianistico guarda al futuro. Nel corso della conferenza stampa Orizio più volte ha citato Piero Rattalino, con cui i confronti sulle linee della kermesse hanno trovato intrecci e visioni. Il festival di questo e del prossimo anno parla la lingua di oggi: Ravel, Debussy, Britten & c. sono nostri contemporanei . Perché - e questo è un punto non da poco - sono stati scelti in quanto «musica contemporanea» dei tempi di Agostino Orizio e di Arturo Benedetti Michelangeli, Dioscuri del Festival pianistico.

Musica che parla di «emozioni», non di intelletto, «di pancia» prima che di testa . Se vi sembra poco, tale non è. Perché per decenni, molti decenni, l’intellettualizzazione della musica, l’estremizzazione del dato cerebrale insito nel fatto sonoro, è stato un verbo intoccabile , guai a chi si sottrasse o, peggio, si opponeva, pena anatema implacabile. E così, uno dopo l’altro - come i bambini del pifferaio magico - i giovani e il pubblico se ne sono andati via...

Musica che parla di «emozioni», non di intelletto, «di pancia» prima che di testa.

Certo le sale sono piene quando ci sono le star: ma una musica di sole star costa, e non è per tutti. Proprio da questo, da buon manager artistico, Pier Carlo Orizio e Rattalino sono partiti. Senza pubblico la musica muore. E senza nuova musica, «contemporanea», non si va parimenti tanto lontano, aggiungiamo noi. Ecco allora che svelare le emozioni, cercare l’interprete non solo esecutore ma coautore è un enorme passo avanti.

Un po’ come, spiegava Orizio, di fronte ai tragici lutti delle due guerre, nella musica si è vissuto l’alito di una nuova vita. Par capire il valore dell’arte, niente può essere meglio del confronto con la caducità della vita, della morte. Il Festival con questa doppia Suite si appresta ad accogliere, a lanciare, una nuova estetica, di cui da tempo la musica (e noi) ha estremo bisogno. Musica di piacere - di pancia, poi di testa - e di appagamento spirituale.

Senza nuova musica, «contemporanea», non si va tanto lontano

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