Giornata della Memoria, giovedì flash mob in piazza Vecchia e in piazza Matteotti

Giovedì 27 gennaio due flash mob, organizzati dal Liceo Coreutico A.Locatelli, renderanno omaggio alle vittime della Shoah. Il primo appuntamento con gli allievi delle classi del triennio del Coreutico è in piazza Vecchia, in Città Alta, alle 11.30. Replica della performance alle 14 in piazza Matteotti.

La danza per emozionare, per raccontare, ma soprattutto per non dimenticare. Un linguaggio universale quello della danza che, in occasione del Giorno della Memoria, si ripropone nella sua molteplice funzione di toccare tutte le corde dell’animo umano. Nella giornata di giovedì 27 gennaio due flash mob, organizzati dal Liceo Coreutico A.Locatelli, renderanno omaggio a tutte le sofferenze patite da chi fu vittima della Shoah. Il primo appuntamento con gli allievi delle classi del triennio del Coreutico è in piazza Vecchia, in Città Alta, alle 11.30. Replica della performance alle 14 in piazza Matteotti. «È importante non dimenticare le sofferenze di allora scegliendo di evitare nuove sofferenze oggi – dice la coordinatrice della scuola e docente di danza classica Elena De Laurentiis -. Celebrare oggi questa data significa esprimere un atteggiamento di ribellione nei confronti degli atti di persecuzione perpetrati verso chi è considerato “diverso”».

È nata così la coreografia «Con-tatto», curata dal docente di danza contemporanea, Giuseppe La Regina, sulle celebri note di Nicola Piovani, compositore della colonna sonora del film «La vita è bella». «Questa performance – spiega il coreografo - esprime quella grande rivoluzione che rendere la danza accessibile a tutti senza limiti fisici, una ricerca sulla comunicazione possibile attraverso il tocco che si fonda sulla fiducia reciproca, la fluidità, l’equilibrio. Non ci si muove per forma, ma secondo il principio di forza-peso, spazio-tempo. I danzatori si muovono mantenendo il contatto fisico con l’altro, cercando di trovare per ogni azione i passaggi più semplici e fluidi, potenziando la capacità di relazione e la percezione sensoriale». Il nome dato alla perfomance gioca su più significati: «Con-tatto vuol dire con gentilezza, con garbo, ma la parola tatto rimanda anche al concetto di attenzione e di cura – precisa La Regina -. E poi ancora, “contatto” significa anche sentire l’altra persona di cui si accoglie il corpo e a cui, al tempo stesso, si dà sostegno».

Insomma, una coreografia che, utilizzando la tecnica «contact», sottolinea il piacere di danzare e di relazionarsi con l’altro in modo spontaneo: «Questo scambio autentico tra le persone favorisce l’apertura a un processo di apprendimento e di osservazione di se stessi in ciò che sta accadendo qui ed ora, imparando a conoscere i propri modi di muoversi e cercandone di nuovi, prendendosi sempre cura dell’altro».

© RIPRODUZIONE RISERVATA