Giornate dall’insegna del cinema
Volete una favola? C’è un orsetto gentile

Paddington è un piccolo orso inventato dallo scrittore inglese Michael Bond e letto da generazioni di bambini inglesi. Ora è una film che piace a grandi e piccini.

C’è film di Natale e film di Natale. C’è il cosiddetto «cinepanettone» (un po’ su questa strada, sia pur mandorlato con cura, è il film con Aldo, Giovanni e Giacomo), c’è il film fantasy per i giovanissimi («Lo Hobbit») e c’è, finalmente, il vero film di Natale, nel senso universale che Natale non è solo convenzionalmente il 25 dicembre ma, per chi gli dà il senso vero che dovrebbe avere di bene e bontà, tutto l’anno.

Questo film è «Paddington» del britannico Paul King, perché ci trasmette, sia pur divertendo e senza lambiccarci il cervello, due messaggi espliciti e uno da intendere e volere. I due messaggi incontestabili sono: l’accoglienza del diverso, qualunque esso sia, anche se peloso e piuttosto pasticcione, come si vedrà, l’unità della famiglia (quella dei coniugi Brown, come pure si vedrà) e, ma non troppo in sottofondo, il dissenso verso quei musei (qui siamo a Londra) che catturano animali per, dopo averli uccisi, impagliarli e esporli nei musei di storia naturale.

Paddington è un piccolo orso (ma proprio piccolo, sorprendentemente animato in questo film), inventato dallo scrittore inglese Michael Bond e letto da generazioni di bambini inglesi, diventato così famoso in patria da apparire sui francobolli e avere una statua di bronzo alla Paddington Station (di qui il suo nome). In questa stazione londinese l’incontra la famiglia Brown. Chi è, chi non è, si decide, soprattutto per volontà delle due amorevoli fanciulle della famiglia, ma anche della mamma (il papà tituba, sta sulle sue), di «adottarlo», dandogli il nome della stazione dove è stato trovato. L’orsetto ha una storia: arriva dal Perù dove un esploratore inglese di buon cuore lo ha allevato insegnandogli a preparare marmellate (il suo cibo preferito) e a predisporgli il desiderio di andare a Londra, dove infatti, quando un terremoto distrugge la loro casa nella giungla, Paddington decide di andare. Ci andrà, ovviamente da clandestino, in cerca di una vita migliore e, ovviamente, di una casa.

Intanto viene ospitato dalla famiglia Brown (un po’ come la famiglia Banks di «Mary Poppins») nella grande Londra, megalopoli che nel film ha largo spazio paesaggistico. L’orsetto sperduto cerca di rintracciare l’esploratore che gli aveva decantato Londra come il miglior posto in cui vivere. Cerca qua, cerca là l’orsetto vagabondo suo malgrado incontrerà invece la sua mefistofelica figlia Millecent (una Nicole Kidman rabbrividente, piuttosto inconsueta), che cerca gli animali per impagliarli ed esporli nel suo museo di Storia naturale. Qui subentra del trambusto molto vivido, che ravviva il film, con l’improvvido orsetto che saltabecca da tutte le parti pur di salvarsi. Come andrà? Il vero Natale – questo il messaggio – sta nell’aiutare i diversi, gli emarginati, gli incompresi, i senza tetto. Il resto – e ce n’è – lo mettete voi, o ce lo metterà Paddington. Parola di orsetto!

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