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Dal Romanino a Fra Galgario: un film online per i capolavori della Fondazione Creberg

Articolo. “Invito a Palazzo Creberg – I dipinti: Capolavori dalla Collezione Creberg” è un docufilm di 34 minuti che mostra e racconta i capolavori della collezione, insieme a quelli di BPM. Una mostra virtuale che, come tante altre iniziative, ricalibra la nostra modalità di fruizione

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Enea Salmeggia, Diana e Callisto, 1615-1620 circa, olio su tela, cm 122 x 156

Da anni il Creberg conserva e restaura un ingente ricchezza di capolavori dell’arte antica. Quest’anno la raccolta – che nel frattempo è diventa il patrimonio artistico di Banca BPM – è diventata un film, un racconto avvincente affiancato dalle musiche di autori come Antonio Vivaldi, Arcangelo Corelli, Georg Friedrich Händel, Johann Sebastian Bach e Georg Philipp Telemann eseguite dall’Orchestra “Ensemble Locatelli”, diretta dal maestro Thomas Chigioni.

Invito a Palazzo Creberg – I dipinti: Capolavori dalla Collezione Creberg”, questo il titolo del film che arriva dopo altre iniziative virtuali, racconta in 34 minuti densi e stupefacenti le opere della “Collezione Creberg”, un percorso virtuale all’interno del Palazzo Storico Creberg, che apre le porte alla visione delle sue principali opere d’arte.

Nel docufilm vengono raccontati nel dettaglio artisti come Francesco Botticini, Girolamo Figino, Girolamo Romanino, Giovan Paolo Cavagna, Enea Salmeggia, Simon Vouet, Giovanni Andrea De Ferrari, Giacomo Ceruti ed Enrico Albricci, per un totale di undici opere. A questi si affiancano le opere di Domenico Ghirlandaio, Girolamo da Carpi, Bonifacio de’ Pitati, Giovanni Battista Carlone, Valerio Castello, Giuseppe Vermiglio, Fra Galgario, Alessandro Milesi, Bruno Saetti e Romualdo Locatelli. Chiuderà il tutto un finale a sorpresa che non vi sveliamo.

Il progetto “Invito a Palazzo Creberg – I dipinti: Capolavori dalla Collezione Creberg” si deve ad Angelo Piazzoli e Sara Carboni, in collaborazione con Michela Parolini ed Elisabetta Sinigaglia per la Collezione Banco BPM. Le vicende umane del film sono narrate da Giulia Manzini, mentre l’elaborazione grafica è di Eleonora Valtolina.

Siamo molto lieti – evidenzia Angelo Piazzoli, Segretario Generale di Fondazione Creberg e ideatore del progetto – di presentare questo suggestivo docufilm che rientra nella nostra programmazione di eventi virtuali; ci abbiamo messo molta caparbietà e una grande passione. Con le immagini dei capolavori, opere di grande impatto visivo, le musiche evocative di Ensemble Locatelli, la serrata narrazione (ben recitata da Giulia Manzini), presentiamo ai nostri ‘visitatori a distanza’ un’opera di livello culturale elevato e, nel contempo, gradevole e suadente, molto adatta al periodo natalizio, da assaporare con calma, magari in famiglia e sul grande schermo”.

Da oggi il film viene reso disponibile al pubblico attraverso la newsletter di Fondazione Creberg e i suoi canali social (Facebook, Instagram, YouTube). Sarà inoltre accessibile in ogni momento accessibile dal sito fondazionecreberg.it cliccando sull’apposito banner o visitando la sezione “Eventi virtuali – Visita virtuale a Palazzo Creberg”.

L’iniziativa virtuale della Fondazione Creberg è l’ennesima riprova di come la pandemia abbia modificato le modalità di fruizione della cultura e dell’arte. Se da un lato manca del tutto l’aspetto fisico e sociale del godimento di un film, di uno spettacolo teatrale, di un concerto o – come in questo caso – di una mostra; dall’altro il trasferimento in una dimensione virtuale degli eventi ha “democratizzato” la cultura, rendendola disponibile anche a persone curiose che vivono lontane da Bergamo e dalla sua provincia.

A cambiare è l’esperienza, e forse nulla può sostituire la matericità di un grande capolavoro e la sorpresa della prima visione di un’opera – tutti, ad esempio, conosciamo “Guernica”, ma è molto diverso vederla dal vivo, nella sua ampia spazialità e nella potenza visiva di un’opera nata da un’urgenza storica e sociale (“Ha fatto lei quest’orrore?” chiese un gerarca nazista a Picasso “No, l’avete fatto voi”, rispose lui). L’esperienza del bello è spesso perturbante: vale per Picasso, o ad esempio per la serie “Lepanto” di Cy Twombly al Museum Brandhorst di Monaco. Difficilmente si è la stessa persona di prima quando si “riemerge” dalla visione di opere come queste. E il virtuale mette in crisi proprio questo ma non è il caso di buttare il bambino con l’acqua sporca. Perché ogni opera acquista un nuovo significato, più prezioso di prima: in fondo è il nostro essere donne e uomini che passa anche dall’arte e dalla cultura.

Sito Fondazione Creberg

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