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Maria Grazia Bellocchio e il pianoforte, «fare musica vuol dire credere nelle proprie passioni»

Articolo. Il Politecnico delle Arti di Bergamo, nato dalla fusione dell’Istituto Superiore di Studi Musicali “Gaetano Donizetti” e dall’Accademia di Belle Arti “Giacomo Carrara”, è un’eccellenza a livello nazionale e non solo. Le classi di pianoforte, in particolare, rappresentano un fiore all’occhiello, sia per la qualità dell’insegnamento e dell’offerta formativa proposti, sia per i giovani talenti sorti nel corso degli anni

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Maria Grazia Bellocchio (Melina Mulas)

Tra pochi giorni prenderà il via l’edizione primaverile del «Progetto Schumann», un ciclo di concerti degli allievi del Politecnico delle Arti promosso dal Dipartimento pianoforte. Gli appuntamenti musicali si terranno tutti i venerdì, dal 12 aprile al 3 maggio (qui il programma completo), alla Sala Piatti di Bergamo e i protagonisti saranno gli studenti delle classi di pianoforte, canto lirico e musica da camera, con la partecipazione del Quartetto Thumós.

In occasione della prima serata della rassegna (venerdì 12 aprile), l’Associazione Il Cavaliere Giallo di Bergamo consegnerà allo studente di pianoforte più meritevole una borsa di studio in memoria del Maestro Marco Giovanetti, già direttore e docente di pianoforte del Conservatorio Donizetti prematuramente scomparso nel 2019. Nella mattinata del 12 aprile, nel giorno del compleanno del Maestro, verrà svelata alle 11.30 in Conservatorio una targa commemorativa con la quale verrà intitolata a Giovanetti la “sua” aula di pianoforte.

Per conoscere meglio le opportunità che la nostra città offre agli studenti che si avvicinano al pianoforte, abbiamo parlato con la professoressa Maria Grazia Bellocchio, di origine milanese ma bergamasca d’adozione, pianista e insegnante presso il Politecnico delle Arti.

WL: Buongiorno, professoressa Bellocchio. Cosa significa insegnare pianoforte, nel 2024?

MB: Ciò che ho potuto raccogliere dalla mia esperienza come docente è il fatto che anche noi insegnanti abbiamo sempre qualcosa da imparare: il confronto tra me, gli allievi e i miei colleghi rappresenta sempre un’importante occasione di crescita personale. In generale, per insegnare è fondamentale costruire un rapporto individuale con l’allievo, creando un percorso di crescita e fornendo gli strumenti per affrontare le varie difficoltà che si presentano sul cammino. È importante dunque non solo curare l’aspetto tecnico, ma anche sviluppare il talento, erudirlo e lavorare affinché la bella esecuzione non sia solo “corretta”, ma sia soprattutto personale e artistica, attraverso un percorso di curiosità e una continua proposta di stimoli per il miglioramento. La curiosità, infatti, è ciò che dovrebbe spingerci nel nostro lavoro: per esempio, l’apertura nei confronti dei repertori contemporanei rappresenta un aspetto fondamentale per lo studente, affinché conosca il mondo musicale del nostro presente, rapportandosi anche con i giovani compositori di oggi. In generale, fare e insegnare musica oggi è anche più facile: ci sono molti canali aperti, che danno opportunità di sviluppo e di approfondimento su tanti aspetti, affinché possano incuriosire gli studenti verso tanti percorsi diversi.

WL: Il nostro Conservatorio ha rappresentato – e rappresenta tutt’ora, come Politecnico delle Arti – un punto di riferimento nel panorama pianistico nazionale e non. Perché secondo lei molti musicisti scelgono proprio la nostra città per proseguire i loro studi?

MB: La città, pur essendo piccola rispetto a una metropoli come Milano, propone sempre offerte di alta qualità nell’ambito musicale, stimolando la curiosità del giovane studente. Inoltre, la storia didattica del Conservatorio di Bergamo ha una grande rilevanza: il livello e il prestigio è rappresentato da docenti di alto profilo e di grande competenza, con un clima di collaborazione sempre sereno, favorevole al dialogo e al confronto, attraverso una stima reciproca e un ottimo rapporto: aspetto che favorisce in modo importante anche la qualità dell’insegnamento.

WL: Dalla sua classe sono “usciti” grandi talenti, come Filippo Gorini o il giovane Daniele Martinelli: ce ne può parlare?

MB: Sì, dal nostro Conservatorio sono nati giovani talenti: Filippo Gorini, Giorgio Lazzari e Josef Mossali (allievo del Maestro Massimiliano Motterle), che attualmente hanno terminato gli studi. Daniele Martinelli, giovane talento che si sta imponendo a livello nazionale (ha vinto, ad esempio, il Premio Nazionale delle Arti) sta concludendo il suo percorso in questo periodo. Ha iniziato il suo percorso con il Maestro Fabiano Casanova e attualmente prosegue con me. I talenti, però, non ci sono solo nei percorsi avanzati: anche nei corsi propedeutici, infatti, stanno nascendo ragazzi promettenti, future promesse della musica.

WL: Molti allievi del nostro Conservatorio hanno trovato spazio come ospiti nel Festival Pianistico Internazionale di Brescia e Bergamo. Qual è, secondo lei, l’importanza di questo festival?

MB: Il Festival Pianistico, con cui il Conservatorio collabora da diversi anni, offre la possibilità agli studenti di esibirsi in contesti importanti e di interfacciarsi con grandi nomi di fama internazionale. È importante dare ai giovani musicisti l’opportunità di proporsi sulla scena: è un’occasione di crescita, che avviene attraverso un confronto e una messa in gioco sempre stimolante. La neodirettrice del Politecnico delle Arti, la professoressa Daniela Giordano, investe molto in questa collaborazione, al fine di valorizzare i nostri giovani talenti perché si propongano in stagioni concertistiche di alto profilo.

WL: L’offerta formativa del Politecnico delle Arti, recentemente, si è ampliata con il Master di pianoforte per il repertorio contemporaneo. Ce ne può parlare?

MB: L’idea di questo nuovo percorso è nata grazie all’arrivo, all’interno del corpo docente, del Maestro Alfonso Alberti, pianista esperto nell’ambito del repertorio contemporaneo. Il Master rappresenta un percorso innovativo e intenso, che pone gli studenti a confronto con un repertorio nuovo e tanti approfondimenti diversificati, rapportandosi con pagine che vanno dalla fine degli anni ’40 fino al nostro presente, sperimentando stili e autori tra loro molto diversi. Questa nuova strada rappresenta uno sguardo nuovo nei confronti di un repertorio che, nel percorso tradizionale, viene toccato solo marginalmente da alcuni esami e da alcuni corsi specifici. La presenza del repertorio contemporaneo si sta imponendo, inoltre, nei concorsi internazionali: è quindi giusto fornire ai musicisti gli strumenti giusti per affrontare queste pagine.

WL: Che consigli vuole dare alle nuove generazioni che intraprendono il percorso musicale?

MB: Io sono sempre stata appassionata di musica: non ho fatto altro che seguire la mia strada. Ciò che raccomando ai giovani studenti è seguire le loro passioni: la musica regala moltissime emozioni, è un’esperienza forte e profonda. Il confronto è la chiave fondamentale; occorre porsi in rapporto con gli altri e con un repertorio fatto di capolavori che bisogna approfondire seriamente, se lo si vuole fare nel modo giusto. Il mio consiglio è quello di credere nelle proprie passioni sentendo, dentro di noi, la necessità di fare musica… poi la strada si trova senza problemi. Quello che è importante è la passione, più di ogni altra cosa: in un percorso non semplice, come quello musicale, è la strada che ci permette di proseguire in modo approfondito nella nostra esperienza di studio.

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